Non è l'ennesimo blog su Jane Austen... almeno non solo. E' uno spazio in cui si parla di libri, sopratutto di libri d'amore. Regency romance, ma anche chick lit e mummy lit per usare le più recenti definizioni sul genere. Caratteristiche fondamentali: happy end e sottile ironia. Capito il genere? Piace anche a voi? E allora, forza, alzi la mano chi di voi non ha, almeno per una volta sognato Pemberley. (Vai al primo post...)

martedì 10 febbraio 2009

Colazione da Starbucks


Eccomi finalmente con una recensione vera e propria. Ed eccoci finalmente un libro che ci riporta "on topic" (sarà questo il contrario di off topic?). C'è tutto quello che ci serve nel libro di Laura Fitzgerald: una bella storia d'amore, un lieto fine, un bel protagonista maschile (anche se non è presente quanto ci sarebbe piaciuto) e degli amici strampalati. Ma c'è anche dell'altro. Infatti anche se il tono è leggero e ironico, il romanzo affronta un tema tutt'altro che leggero come le condizioni di vita delle donne iraniane, che dai 9 anni in poi sono costrette a rinunciare a i loro diritti e ai loro sogni e ad accettare passivamente quello che la società impone loro.
Tami, la protagonista riceve in regalo dal padre il giorno del suo ventisettesimo compleanno un un biglietto per l'America
e i viaggio da Teheran a Tucson è per lei un viaggio verso la libertà. Libertà che avrà però durata breve come i tre mesi del suo visto, se nel frattempo non otterrà l'agognata green card grazie al matrimonio con un cittadino americano.
Da una parte assistiamo dunque ai tentativi di combinare un matrimonio con un buon partito persiano, grazie soprattutto all'"aiuto" della sorella Maryha che le propone a dire il vero un candidato piuttosto particolare che non suscita per niente l'approvazione del marito Ardishir (bel personaggio che ci impedisce di cedere allo stereotipo dell'iraniano prevaricatore), o alle trovate originali dell'amica Eva. Dall'altra scopriamo insieme a Tami un mondo di piccole libertà da scoprire ogni giorno, come partecipare a un pigiama party con le amiche del corso di inglese o indossare della biancheria di Victoria's Secret. O bere un the freddo al mango da Starbucks. Magari offerto da un bel barista di nome Ike.
Combinare un matrimoni si rivela però piuttosto complicato e sembra proprio che il rientro in patria sia inevitabile quando ecco che giunge a salvare la nostra eroina un bel principe azzurro... I principi azzurri, lo sappiamo bene, a volte impugnano una spada, a volte un ombrello, ma può anche capitare che "impugnino" uno shaker.
Il lieto fine è dunque assicurato, almeno per Tami. Per l'Iran, per le donne iraniane, sembra ci sia ancora molta strada da fare.