Non è l'ennesimo blog su Jane Austen... almeno non solo. E' uno spazio in cui si parla di libri, sopratutto di libri d'amore. Regency romance, ma anche chick lit e mummy lit per usare le più recenti definizioni sul genere. Caratteristiche fondamentali: happy end e sottile ironia. Capito il genere? Piace anche a voi? E allora, forza, alzi la mano chi di voi non ha, almeno per una volta sognato Pemberley. (Vai al primo post...)

venerdì 10 aprile 2009

Amore in minuscolo


Se l'avessi soltanto visto negli scaffali delle librerie e/o biblioteche probabilmente non avrei mai deciso di leggere L'ombra del vento di Carlos Ruiz Zafòn. Nemmeno se ne avessi letto prima le recensioni entusiaste che ho letto dopo aver finito il libro. Decisi di leggerlo, acquistandone un'edizione non economica perchè non avevo la pazienza di aspettare il mio turno in biblioteca, perchè diverse persone che mi conoscevano abbastanza bene si dicevano certe che fosse un libro per me. A distanza di anni questa affermazione mi lascia ancora perplessa. Il libro mi è piaciuto davvero. Una storia originale, assolutamente ben scritta. Forse doveva "piacermi assolutamente" perchè è un libro che parla di libri. Ma in che modo un romanzo gotico che a tratti richiama il fuilleton, pieno di infanzie difficili, amori fatali e famiglie distrutte possa essere "proprio il libro per te" davvero me lo devono spiegare. Ma forse il libro doveva passare attraverso me per giungere ad altri, visto che dopo averlo letto l'ho passato ad alcuni amici che ancora mi ringraziano. Nessuno mi ha consigliato invece di leggere Amore in minuscolo di Francesc Miralles, ma se mi avessero detto che è un libro "per me" non avrebbero sbagliato di molto. L'autore è sempre spagnolo e anche questo libro parla di libri, di personaggi misteriosi e di incontri fatali (nel senso, questa volta, di "voluti dal fato"). Ma le similitudini finiscono qui. L'ombra del vento sta infatti a Amore in minuscolo come una cattedrale gotica sta a una chiesetta di campagna. Perchè il libro di Francesc de Mirelles è un libro "in minuscolo", che parla di piccoli gesti che scatenano conseguenze imprevedibili, di incredibili "coincidenze", della magia del quotidiano. Il protagonista è Samuel, solitario professore trentenne con la passione per le citazioni letterarie e per i termini intraducibili, e con il cuore segnato da un bacio a farfalla che ricevette da bambino sotto una scala.
Un piccolo gesto di amore in minuscolo come dare un piattino di latte a un gatto randagio avrà per Samuel una serie di conseguenze che lo porteranno a stringere insolite amicizie e a ritrovare la magia di una bacio a farfalla. E se a questo punto non avete voglia di sapere cos'è un bacio a farfalla forse state ancora una volta sbagliando blog.

giovedì 2 aprile 2009

L'eleganza del riccio


Giunta finalmente all'ultima pagina, il fatto che questo libro sia un best seller mondiale destinato a diventare un long seller, resta per me una cosa inspiegabile. Almeno in parte. Niente da dire sul linguaggio della Barbery, sullo stile, sull'alternanza delle due voci narranti (che avevo già apprezzato in "La bambina che scriveva storie"), sulle descrizioni quasi filmiche degli ambienti. E assolutamente godibili le protagoniste, Renèe, che nasconde dietro lo stereotipo della portinaia sciatta, scontrosa e teledipendente un'animo raffinato e un infinito sapere e Paloma, dodicenne aspirante suicida anche lei impegnata a nascondere al mondo la sua genialità dietro la facciata della preadolescente mediocre. E ancora l'amica manuela, cameriera dall'animo aristocratico e iI giapponese, unico a saper guardare "oltre". Tutti questi ingredienti, possono fare un bel libro, un ottimo libro, ma non un libro che ti cambia la vita. Specie se sono controbilanciati da infinite dissertazioni filosofiche perlopiù incomprensibili, almeno a una prima lettura, e non sempre brillanti. Allora deve esserci sicuramente qualcosa in più. Dev'essere un altro il motivo per il quale questo libro si è scavato una specie di corsia preferenziale nel sentire della gente. Una delle parole chiave può essere "nascondersi", ma analizzarla sarebbe troppo lungo e complicato. Certo è che nel mio di sentire, L'eleganza del riccio, se n'è stato buono nella corsia più trafficata. Sarà perchè ho un certo numero di amici abbastanza interessanti da non "farmi rimpiangere di avere come amico la portinaia o la bambina o il giapponese" (e uno di questi è l'ingrato autore della citazione:-); sarà perchè non perdono all'autrice di non essersi fermata a pagina 308; sarà perchè passo la vita a cercare di sembrare più intelligente e brillante di quello che sono, quindi in fondo in fondo la portinaia e la ragazzina mi stanno pure un po' antipatiche.