La prima cosa che mi viene in mente che il signor MacCall Smith deve avere un alter ego femminile che se non è Barbara Pym è comunque sua parente stretta. Stessa caratterizzazione di personaggi e ambienti stessa pacatezza che attraversa tutte le pagine: al culmine di un acceso scambio di opinioni al più sgarbato dei partecipanti alla discussione potrebbe al massimo scappare un "accippicchia!" Garbo e buone maniere d'altri tempi sono dunque le parole chiave per questo romanzo che (come quelli di Barbara Pym) si colloca perfettamente nello spazio, in questo caso Edimburgo, ma rimane un po' fuori dal tempo. Gli stessi protagonisti sembrano sfuggire da una precisa caratterizzazione temporale visto che di Isabel Dalhousie sappiamo che non è più giovanissima e che è un bel po' più vecchia del suo fidanzato Jamie, ex di sua nipote, dal quale ha avuto da poco un bambino. Ma di nessuno dei personaggi conosciamo l'età precisa (o è sfuggita solo a me?). A vedere la cosa da un punto di vista strettamente pemberlyano poi, il personaggio maschile rimane un po' troppo offuscato da questa donna matura-ricca-intelligente-affascinante(?)-indipendente al punto che quando le fanno lo sgarbo di destituirla dall'incarico di direttrice della Rivista di Etica Applicata decide di comprarsi la testata. Ok, piacciono anche a noi le donne indipendenti, ma se è un affascinante cavaliere dalla bianca armatura che al posto di una spada brandisce l'ombrello (presente Richard Gere in Pretty Woman?) che decide di comprare il giornale perchè non sopporta che tu sia stata vittima di un torto, è molto più romantico! E a dirla tutta anche come detective non è che la cara Isabelle faccia proprio scintille. Ha un certo intuito, questo è innegabile, ma siamo abituati a ben altro! E tuttavia ci piace lo stesso. E' così politically correct, guida un'auto ecologica quando non può andare a piedi, e si (ci) pone un sacco di problemi di etica. "Piccoli" dilemmi morali però, non quei grandi temi che fanno un po' paura e ai quali non si ha voglia di pensare quando si legge un libro per rilassarsi un po', quando si vuole che la notte sia buona. E se si vuole che la notte (o la giornata, perchè no?) sia buona, cosa c'è di meglio di un po' di leggerezza, tanto garbo e un uso sapiente delle buone maniere?
P.S. Grazie al signore incontrato questa mattina alla rinascente che con le sue buone maniere ha fatto in modo che per me questa iniziasse proprio come una buona giornata.Non è l'ennesimo blog su Jane Austen... almeno non solo. E' uno spazio in cui si parla di libri, sopratutto di libri d'amore. Regency romance, ma anche chick lit e mummy lit per usare le più recenti definizioni sul genere. Caratteristiche fondamentali: happy end e sottile ironia. Capito il genere? Piace anche a voi? E allora, forza, alzi la mano chi di voi non ha, almeno per una volta sognato Pemberley. (Vai al primo post...)
giovedì 13 maggio 2010
L'uso sapiente delle buone maniere
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