Non è l'ennesimo blog su Jane Austen... almeno non solo. E' uno spazio in cui si parla di libri, sopratutto di libri d'amore. Regency romance, ma anche chick lit e mummy lit per usare le più recenti definizioni sul genere. Caratteristiche fondamentali: happy end e sottile ironia. Capito il genere? Piace anche a voi? E allora, forza, alzi la mano chi di voi non ha, almeno per una volta sognato Pemberley. (Vai al primo post...)

lunedì 20 ottobre 2008

A spasso con Jennifer


Credo sia la prima volta in assoluto che mi capita di abbandonare un libro dopo oltre la metà delle pagine, circa (334 in tutto). Ma proprio non era possibile andare avanti. E si che ci ho provato perché la fine sembra veramente carina (e già, come al solito ho sbirciato). Va bene che un po' me la sono andata a cercare, perseverando con la mummy lit... come se non mi bastasse la mia mummy life. Ma pensavo di trovare qualcosa di più di pappe, pannolini, scarpe da allacciare e carriere da rimpiangere. "Un gruppo di amiche folli e indispensabili" come recita, per esempio, la citazione da Donna Moderna sulla quarta di copertina, delle quali fino a circa metà del libro non c'è traccia o quasi. Una figura maschile un po' più ... un po' "più". Punto. Anche se a dire il vero Thom, il marito, è bello, interessante, di successo, ma super impegnato e quindi praticamente assente per la maggior parte del tempo da casa e dalle pagine del libro. In compenso c'è un ex fidanzato che ritorna, ma se volete sapere cosa succede a questo punto dovete leggere il libro, perché io non ho assolutamente intenzione di finirlo. Per il momento, quando metto a letto le mie piccole pesti se ho abbastanza forze da aprire un libro voglio glamour e romanticismo e se ci devono essere delle mamme, a sentirsi felici e soddisfatte devono impiegarci molto meno della metà delle pagine.



domenica 7 settembre 2008

Firenze, leur amour...


Ok, il tempo per leggere ultimamente è poco, l'ho scritto e riscritto, ma l'ultimo numero de Il Libraio appena arrivato con la posta lo sfoglio lo stesso e intanto prendo appunti. Ci sono diversi libri interessanti che spero di poter leggere e magari recensire nel blog, ma di uno in particolare ve ne parlo già oggi. Si tratta di Nonsolomamma di Claudia De Lillo... e daie... questa ormai è proprio fissata con la Mummy Lit e ci lascia a secco di storie romantiche, direte voi. Ma non è proprio così. A parte che il libro non l'ho letto, dunque non lo posso recensire, sono però andata a vedere l'omonimo blog dell'autrice, dal quale il libro trae origine, http://nonsolomamma.splinder.com. Si tratta, come si legge in copertina del libro, del "Diario di una mamma elastica con due hobbit, un marito part-time e un lavoro a tempo pieno". Diario di una mamma... ok, un diario molto ironico... scritto con uno stile gradevolissimo, ma pur sempre il diario di una mamma, "Mummy Blog", insomma e di conseguenza Mummy Lit il libro. Ma se volete una bella storia romantica con immancabile lieto fine andate a leggervi il post di oggi Firenze, mon amour e ditemi se non è proprio una storia di quelle che piacciono a noi. E chissà, magari andando a scavare tra gli altri post troviamo anche qualche altro capitolo. Sempre che Claudia non abbia voglia di raccontarci in un libro anche la sua bella storia d'amore.

giovedì 4 settembre 2008

Per questa volta vi perdono...


... E ve lo dico io da dove viene la citazione che "avreste dovuto" riconoscere. Anche perché non mi dispiace affatto riportare nel mio bloggino un passo così bello. E poi, lo ammetto, per riconoscere la citazione da un passo così breve e per giunta spezzato, avreste dovuto essere davvero troppo bravi.
All'inizio de Il Piccolo Principe Antoine de Saint-Exupery dedica il suo libro al suo amico Leone Werth.
Ecco la dedica:
"A Leone Werth
Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il miglior amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini; e ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stato. Tutti i grandi son stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano). Perciò correggo la mia dedica: A Leone Werth quando era un bambino"

martedì 2 settembre 2008

Mummy lit... o mummy life

"La seconda che hai detto" direbbe Quelo, il mitico santone di Corrado Guzzanti. C'è stato davvero poco tempo per i libri in quest'estate, ma (continuiamo con le citazioni, però di questa mi rifiuto di citare la fonte: dovete conoscerla!) "ho una scusa seria", la nascita di mio figlio Giaime... e "ho una seconda scusa" ... che in realtà se volessimo mantenere un ordine rigorosamente cronologico sarebbe la prima ... Ossia il fatto che tre anni e mezzo prima di Giaime era già arrivato Niccolò. Ebbene si, siamo in quattro. E se ci ripenso mi rendo conto che davvero per decidere di dare un fratellino a Niccolò abbiamo buttato il cuore oltre l'ostacolo, anche se a vedere quest'altra piccola meraviglia che ci è toccata, batte forte quasi a confermarci che l'abbiamo raggiunto. Ma ciò non toglie che la vita quotidiana sia davvero molto complicata e ce ne stiamo rendendo conto soprattutto ora, di rientro dalle "vacanze" trascorse al borgo natio con nonna, zie e cugine a dare una mano (e che mano...) e col babbo che rientra al lavoro. Ogni tanto prendo in mano un libro, ma non vado oltre le prime pagine... E allora, visto che non ho il tempo di leggerlo ne la forza di scriverlo, in questo periodo il mio libro lo sto vivendo. Ed è un perfetto esemplare di mummy lit.

P.S.
Giaime Lobina è nato a Cagliari, all'Ospedale San Giovanni di Dio, il 22 luglio alle ore 16.35. Ha pesato 3.360 kg ed era lungo 51 cm.

domenica 8 giugno 2008

Persuasione su Sky Fox Live


Alla fine di una giornata durissima, appena messo a letto il mio piccolo tiranno, cosa avrebbe potuto capitarmi di meglio che premere per caso il canale 111, dare un'occhiata ai costumi in perfetto stile regency del film in programma e scoprire che si tratta nientepocodimenochè di Persuasione, tratto dall'omonimo romanzo della nostra Jane. Mi preparo a gustarmelo... sicuramente è una versione per la TV... non la conosco, ma i costumi sono davvero belli e accurati e anche le ambientazioni sono davvero niente male. E' bastato però un primo piano di Anne Elliot, la protagonista a farmi sorgere il dubbio che costumi e locations sarebbero state le uniche cose che avrei apprezzato nel film. Ora, Persuasione appartiene ai libri dellla Austen che ho letto ma non riletto (a parte le ultime pagine, da quando il capitano scrive la lettera in poi), per cui non ricordo benissimo il libro, ma certo non mi pare che i protagonisti venissero descritti entrambi come persone di particolare bellezza. Ma lei nel film è davvero brutta! Anzi, più che brutta assolutamente insignificante! Il capitano Wentworth al confronto è fin troppo "belloccio", col suo profilo regolare, capelli chiari spettinati ad arte ed occhi azzurri. Anne invece di profilo è anche peggio. Per tutta la durata del film ho pensato che quel profilo mi ricordava qualcuno e verso la fine sono rimasta folgorata: è il profilo di Roberto Benigni! Che per altro non ho mai trovato sgradevole. In Benigni appunto, non in miss Anne Elliot. E chi conosce questo genere di film sa perfettamente quanto sia importante il profilo visto che nelle scene più importanti, quelle nelle quali si giurano amore eterno, i protagonisti sono ripresi appunto di profilo. E che dire dei dialoghi. Se quelli tra gli altri personaggi conservano una certa vivacità, in quelli tra Anne e Frederick la lentezza e le pause sono esasperate ed esasperanti. So perfettamente che il libro è diverso, i personaggi sono diversi e dunque non possiamo aspettarci la vivacità dei dialoghi fra Elisabeth e Mr Darcy, ma almeno un minimo di vitalità! Sono andata di proposito a rivedermi le parti finali del libro per vedere se l'autrice in qualche punto abbia voluto suggerirci una tale incapacità di spiccicare parola (ovviamente quando sopraffatti dall'emozione) nei protagonisti, ma non ho trovato nulla che me lo facesse pensare. Ma la delusione più grande è stato il finale. Ricordiamo un po' la scena della lettera come viene descritta nel libro, una scena bellissima che nessuna visitatrice non casuale di questo blog non può non adorare (è stata ripresa anche nel diario di Bridget Jones). Il capitano seduto allo scrittoio è apparentemente intento a scrivere una lettera, in realtà ascolta la conversazione tra Anne e il capitano Harville, su quale dei due sessi sia capace di maggiore costanza in amore... Incapace di trattenersi Frederick smette di scrivere al capitano Benwick e decide di scrivere ad Anne (che pure è li davanti ai suoi occhi!) una lettera che inizia così "Non posso ascoltare più a lungo in silenzio. Devo parlarvi servendomi dei mezzi che ho sottomano. Le vostre parole mi penetrano nel profondo dell'animo. Mi dibatto tra l'angoscia e la speranza...". Poi indirizza la lettera a miss Elliot, la mette sotto l'altra, si alza saluta ed esce. Qualche secondo dopo, rientra nella stanza fingendo di dover recuperare i guanti e senza farsi notare sfila la lettera da sotto gli altri fogli e la consegna ad Anne.
Quante volte ho immaginato questa scena, che in una ideale classifica delle scene più romantiche è sicuramente ai primi posti.
E sapete che fine fa nel nostro film? Scompare! Non vediamo il capitano che scrive la lettera, vediamo solo lei che la riceve (non dalle mani di lui!) e la legge per strada. Senza parole. Passi tutto il resto, ma questo... Vado a rileggermi l'ultimo capitolo del libro per dimenticare l'affronto.

mercoledì 28 maggio 2008

Coming Soon

Lilypie Expecting a baby Ticker

Volevo solo dirvi che sono ancora qui e che la prossima recensione arriverà (spero) presto. Per questo ho scelto questo titolo. Ma già mentre lo scrivevo il pensiero del libro che sto leggendo (Chi lo sa? di Margarida Rebelo Pinto) e sfumato nella mia mente e al suo posto si è impresso in tutta la sua grandiosità il pensiero di un altro "presto in arrivo": il nostro piccolo Giaime.
E si, perché il tempo passa, la pancia cresce ... e siamo arrivati alla 32a settimana. Giaime dovrebbe arrivare intorno al 22 luglio e noi, ma soprattutto Niccolò non vediamo l'ora.
Oggi abbiamo fatto l'ecografia e abbiamo scoperto che va tutto bene e che il signorino è piuttosto grandicello per la sua "età". Ecco perché tutti mi dicono che sono in gran forma: "ciuccia" tutto lui :-). E intanto il cosiddetto "corredino" per il nascituro mi offre un valido motivo per dedicarmi a una delle mie attività preferite, lo shopping, anche se in verità i ritardi cronici negli stipendi mi impediscono di fare sfaceli alla Becky Bloomwod. A proposito, ci credereste mai? dopo aver divorato o quasi tutti i precedenti libri della saga, ho mollato dopo solo 10 pagine I love shopping con il baby. Proprio non ci sono riuscita. Ok "non poter fare assolutamente a meno" di quel vestitino anche se non hai la più pallida idea se nascerà una femminuccia o un maschietto, ma quando ha deciso di mollare il suo ginecologo perché vuole a tutti i costi la supertrendy ginecologa delle dive, Becky ha definitivamente oltrepassato per me il confine vicino al quale era andata più volte in passato. Mi è diventata insomma decisamente antipatica. E poco importa che alla fine del libro possa essersi riscattata. Io passo direttamente a Ti ricordi di me, l'ultimo dell'autrice. Ok... sono riuscita comunque a chiudere il post parlando di libri, dimostrando quanto sia falsa la convinzione che le mamme gira che ti rigira finiscono per parlare sempre dello stesso argomento. Però, guardate che carino il ticker in alto...

giovedì 8 maggio 2008

In sospeso


A volte mi capita di utilizzare titoli, incipit o capoversi di pagine prese a caso come il gioco della magica palla 8, per fare delle domande ed avere delle risposte, delle profezie. Per questo libro non l’ho fatto, ma di sicuro il titolo è stato profetico. Ho iniziato a leggerlo lo scorso autunno appena arrivato in biblioteca convinta che mi sarebbe piaciuto, ma l’ho messo da parte quasi subito perché una triste vicenda narrata nel libro mi ricordava troppo una triste vicenda che stavo vivendo in quel momento. L’ho tenuto “in sospeso” appunto. Fino allo scorso febbraio quando l’ho incontrato per caso in un altro libro, A sud ovest di Ferrara (vedi recensione) e mi è venuta voglia di riprenderlo in mano. L’intuizione iniziale si è rivelata assolutamente giusta. Lo stile e il linguaggio sono proprio quelli che “ci” piacciono, i toni attraversano tutta la gamma che va dalla delicata ironia fino al sarcasmo. Ironia che a momenti si vela di malinconia e cerca di strappare sorrisi con gli occhi umidi, quando i temi affrontati sono seri come la perdita e il rimpianto, ma diventa sarcasmo e sfocia in esilaranti battute specie nei confronti di certi personaggi. Marcus, per esempio, il padrone di casa innamorato di se stesso, uno degli uomini sbagliati per i quali la protagonista Helen sembra avere una predisposizione naturale. Ma c’è anche l’uomo giusto in questa storia e “dopo varie peripezie” (possono mancare nei nostri libri?) ... Il finale è romanticissimo e imperdibile, per cui che ci fate ancora al computer?