Non è l'ennesimo blog su Jane Austen... almeno non solo. E' uno spazio in cui si parla di libri, sopratutto di libri d'amore. Regency romance, ma anche chick lit e mummy lit per usare le più recenti definizioni sul genere. Caratteristiche fondamentali: happy end e sottile ironia. Capito il genere? Piace anche a voi? E allora, forza, alzi la mano chi di voi non ha, almeno per una volta sognato Pemberley. (Vai al primo post...)

lunedì 31 dicembre 2007

Buon Anno!

Ricordate i propositi per il nuovo anno di Bridget Jones? Cose tipo smettere di fumare, bere poco e dimagrire? Beh, non credo proprio di poterli fare miei. Non fumo, quasi non bevo e ... Decisamente quando al 31 dicembre stai per iniziare il terzo mese di gravidanza, il proposito di dimagrire durante il nuovo anno suona quantomeno fuori luogo!
E allora? non credo di avere propositi (forse solo quello di riuscire a guidare finalmente da sola senza mio marito seduto affianco), ma solo desideri e qualche "piccolo" sogno.
I desideri, tutti ma proprio tutti quelli importanti, riguardano gli affetti... The ties that bind, come dice zio Bruce. E i sogni? i sogni si sa non si svelano... si possono solo seguire (follow that dream, ancora zio Bruce. Nei momenti topici le citazioni springsteeniane mi vengono assolutamente naturali).
E dunque buon anno all'insegna dei sogni realizzati a tutti quanti.
A chi ha già il suo lieto fine, a chi ancora lo sta aspettando, a chi ne vive tanti quotidianamente, ma non sempre se ne accorge. Perchè in fondo un lieto fine è un fermo immagine. Dipende solo dal momento in cui decidi di fermare la storia.

martedì 11 dicembre 2007

Amori a progetto


Quando ho aperto questo blog non avrei certo detto che vi avrebbero trovato posto tante autrici italiane, anche se ad onor del vero, a giudicare dalle citazioni di cui è intriso il libro, ci troviamo davanti a un'altra italiana cresciuta a pane e Jane Austen. Amori a progetto di Tiziana Merani (Piemme 2007) è un libro veramente carino. Non cercate di immaginarne il contenuto a partire dal titolo perchè andreste sicuramente fuori strada come è successo a me ... d'altra parte mi capita sempre piu' spesso ultimamente di rimanere basita davanti alla scelta di certi titoli. Leggetelo e lasciatevi conquistare dalla vivacità e l'ironia dei dialoghi e dalla freschezza dei personaggi: ne sarete così entusiast* da essere clementi nei confronti della trama che a a tratti pare traballare un po' (e a proposito di clemenza, siatelo anche verso la terribile alliterazione TRAma TRAtti TRAballare di quest'ultima frase). E il sorriso si trasformerà spesso in aperta risata.

La coppia di protagonisti è quasi da "manuale della giovane chick lit writer" con una lei un po' "svitata", impulsiva e spaventata dalla troppa sicurezza che le offrirebbe l'imminente matrimonio e un lui uomo di successo, razionale e pacato (forse un po' "debole" come figura rispetto ad altri protagonisti maschili, e con un indice non molto alto nella scala Darcyana di valutazione, ma certo non sgradevole). Ma come accade spesso sul versante nostrano della chick, sono ancora una volta i personaggi secondari o anche le semplici comparse ad insaporire ulteriormente la storia, le immancabili due amiche dai nomi (solo i nomi?) originali (Ginevra e Talia), una mamma impegnata nel grandioso (e di dubbio successo) progetto su un libro di cucina universale, una nonna "sprint" etc. Aggiungiamoci l'immancabile lieto fine e segnamo ancora una volta un punticino a favore della chick lit all'italiana.








martedì 4 dicembre 2007

Mascherate e Falsi inganni


Come ho scritto altrove una vera appassionata di regency, una volta esaurite le scorte dei romanzi della Heyer in traduzione, si è cimentata almento una volta con un romanzo in lingua originale. Per me il primo è stato Masqueraders (ora disponibile anche in traduzione) e anche se il mio inglese scolastico non mi consentiva di capire proprio tutto quello che leggevo, sono andata avanti fino alla fine e l'ho amato alla follia. Dopo Masqueraders ne ho letto degli altri e più leggevo i libri in lingua originale più mi rendevo conto di quanto belle e fedeli fossero le traduzioni di Anna Luisa Zazo. Brava davvero la signora Zazo. Tanto brava da aver ricreato nella realtà un gioco di equivochi e falsi inganni che sembra uscito dalle pagine di quei romanzi che traduce tanto bene. Ma arriviamoci con un po' di suspense. Proviamo a vedere quali altre autrici traduce la Nostra. Elinor Childe forse? Vediamo un po', in genere nelle varie edizioni della Childe compare la dicitura "a cura di Anna Luisa Zazo"... Cosa vorrà dire in questo caso "a cura di" e perchè non compare il nome del traduttore? (ho sottomano solo la descrizione bibliografica, non il libro, ma suppongo sia esatta). E ora che ci penso, perchè sono in grado di citare a memoria almeno una decina di titoli originali di Georgette Heyer e nessuno, dico nessuno di Elinor Childe? Mi sa proprio che qui urge l'aiuto di Mr Google. Childe Elinor, invio. Colpo di scena, nel terzo record di risposta, senza nemmeno bisogno di cliccarci sopra leggo direttamente nell'anteprima "Ma Elinor Childe altri non è che lo pseudonimo dell'italianissima Anna Luisa Zazo". La fonte è autorevole: Romanzi Rosa Homepage. Complimenti Signora Zazo (o dovrei chiamarla Childe?) c'eravamo proprio cascati... E pensare che c'è chi sostiene ancora che solo le inglesi lo sanno fare bene.

lunedì 26 novembre 2007

I baci di mio padre

In un blog che ha come tema principale l'happy ending, non si può indulgere troppo sui pensieri tristi. Eppure, mi sembra impossibile nel riprendere a scrivere in questo blog non dedicare un pensiero a mio padre che non c'è più. E qui voglio ricordare i suoi baci. Quei baci che hanno resistito quasi fino alla fine, quando ogni altro mezzo per comunicare lo abbandonava. Oltre i gesti e oltre le parole e a volte anche oltre gli sguardi. Anche quando lo sguardo sembrava perso oltre la realtà che lo circondava, bastava avvicinare il tuo volto al suo e le sue labbra si posavano delicatamente sulla tua guancia. Credo di aver capito che stava veramente andando via non quando ha smesso di parlarmi, di toccarmi o di guardarmi, ma quando ha smesso di baciarmi. "Ormai è un vegetale" ho sentito spesso dire di lui negli ultimi tempi... Sarà, ma ci crederò solo quando vedrò un peperone baciare una melanzana. Mai sottovalutare la forza di un bacio.

martedì 13 novembre 2007

Interludio

In questo periodo sto trascurando un po' il blog, anche se mi ero riproposta di non scendere al di sotto di un post alla settimana. E' che è un periodo piuttosto... complicato, per usare un eufemismo. Ma quando scrivere diventa difficile (intendo ovviamente l'atto creativo dello scrivere) rimane ancora una possibilità: copiare. Mentre preparavo la tesi di laurea avevo attaccato alla scrivania un foglietto con una frase che sarebbe dovuta servire a tacitare la mia coscienza in crisi per lo scarso contributo che mi sembrava di dare alla ricerca scientifica, mentre attingevo a grandi mani ai contributi di altri: "Chi copia un libro fa un plagio, chi ne copia tanti fa una tesi di laurea". Ora ovviamente non ho intenzione di fare un plagio ne tantomeno una tesi di laurea, ma semplicemente di ingannare il tempo che passerà fino al prossimo "contributo originale" con un brano da Crisi di compleanno, ancora di Mike Gayle. Capirete dopo averlo letto che questo brano non poteva non stare in questo blog.
-Che cosa ti ha fatto capire di essere alla fine della nostra storia?-
chiesi, cercando di affrontare il discorso.
-E' stato un fatto solo, o una combinazione di eventi?-
-Penso che sia stato il film che abbiamo visto da Sara e Jimmy lo scorso weekend-
rispose, giocherellando ancora con le dita dei piedi.
-Il paziente inglese?-
Annuì. -Mi ha fatto riflettere, capisci? La moglie di quel poveraccio inglese scappa con il pilota tedesco, e questo avrebbe dovuto essere romantico. voglio dire, queste storie d'amore sono ... squallide, delle vere porcherie. e con questo credo di voler dire che... Bhe, hai presente Emily?-
Emily era una delle colleghe di Elaine. -Sai che ha rotto con il suo fidanzato, Jez, perchè lui ha dato fuori di matto quando si è reso conto di non aver fatto niente di concreto nella sua vita?-
-Credo che quello che Jez intendesse fare , e che in effetti stava facendo, fosse frequentare altre donne.-
-si da il caso che lei avesse fantastiliardi di storie con qualsiasi essere vivente dotato di muscoli e petto villoso.-
-Fantastiliardi?- Chiesi con una smorfia
-Miliardi di fantastiliardi-, ribadì Elaine -Orribile non credi? Evidentemente si erano stufati l'uno dell'altra ma avevano paura di troncare la relazione, e per questo si sono inflitti mesi di torture prima di riuscire a prendere una decisione...-
(...)
-Quindi mi stai dicendo che se avessimo afittato Orgoglio e pregiudizio come voleva Sara invece del Paziente inglese, saremmo ancora insieme? Questa è bella davvero!-
Elaine scoppiò a ridere come se le avessi fatto il solletico
-No-, disse dopo essersi ripresa. -Sarebbe successo comunque. Ma invece di quella schifezza del Paziente inglese avrei guardato l'amore folle tra Darcy ed Elisabeth Bennet, e avrei capito che per me tu non avresti mai potuto essere come lui.-
-Si. E che tu non saresti mai stata come lei-

giovedì 1 novembre 2007

Meno male che ci sei



E meno male che c'è anche Maria Daniela Raineri a segnare un altro punto a favore della Chick lit all'italiana. Bel libro davvero, di quelli che non riesci proprio a mollare fino alla fine e anche oltre... perché è quasi inevitabile cercare di sistemare con la penna della fantasia quelle due o tre cosucce che restano in sospeso. E' la storia narrata con toni ora drammatici (senza però indulgerci troppo) ora comici di Allegra e Luisa, le cui vite si incrociano nel momento in cui Allegra decide di voler conoscere l'amante del padre, morto insieme alla madre in un tragico incidente. Le due si incontrano, si trovano simpatiche e decidono di vivere insieme e di formare una specie di famiglia. Famiglia un po' bizzarra quella composta da una trentaduenne e dalla diciassettenne figlia del suo defunto amante. Bizzarra ma pur sempre famiglia. Se poi ci si aggiungono due amiche del cuore di Luisa che sembrano "prestate" da un libro di Stefania Bertola e che commentano con toni spassosissimi ogni sua scelta, il quadro è completo. Dopo un periodo buio quindi Allegra si trova circondata da persone che le vogliono bene e riesce perfino a conquistare Gabriele, il ragazzo del cuore. Ma per l'happy ending c'è ancora da attendere. Prima c'è posto per torti, assurde gelosie, incomprensioni che portano Allegra ad allontanare da se tutte le persone che la amano e toccare nuovamente il fondo del pozzo della solitudine prima di iniziare la risalita. Perchè l'amicizia vera in fondo tionfa sempre. E l'amore? Beh... per dirla con le parole di Allegra, "i principi azzurri arrivano prima o poi, solo che non possono stare li ad aspettare che tu schiocchi le dita. Hanno i loro tempi".

mercoledì 31 ottobre 2007

Un sorriso nel buio

By Chivalries as tiny,
A Blossom, or a Book,
The seeds of smiles are planted
-Which blossom in the dark
(Da cortesie così minuscole, Un bocciolo, o un libro,
Sono piantati i semi dei sorrisi -Che fioriscono nel buio).
E. Dickinson
Quando stamattina mi sono vista consegnare dalla direttrice della biblioteca nella quale lavoro un pacchetto avvolto nella carta arancione con le scritte azzurre della libreria per ragazzi TutteStorie ho subito pensato ad un regalo per il mio bambino. Invece... sorpresa! "l'ho visto nello scaffale e mi è stato proprio impossibile non prenderlo per te", mi ha detto mentre me lo porgeva. Per te, non per Niccolò... Mentre scartavo il pacchetto tutta emozionata cercavo di immaginare quale libro per ragazzi potesse urlare a gran voce il mio nome... O comunque in qualche modo potesse far pensare a me. Intanto mi ritrovo tra le mani il libro ormai completamente scartato: Polly Shoulman, La ragazza che voleva essere Jane Austen. Diavolo, direbbe il mio amico Ernesto, 100% Sandra. Fuori c'è il sole ma dentro ho un po' di buio e in quel buio è fiorito un sorriso.

giovedì 25 ottobre 2007

Bastardo numero uno


Chiariamo subito una cosa: questo libro è stato per me una grande delusione. A ripensarci bene però, non poteva essere diversamente. Dopo averlo letto mi è venuto in mente un articolo sulla teoria della metafisica della qualità di Robert Pirsig (Lo zen o l'arte della manutenzione della motocicletta) che avevo dovuto leggere per l'esame di letteratura italiana. Secondo Pirsig osserviamo la realtà per capirla, quindi schematizziamo fino a creare un’astrazione. Mentre compiamo questa operazione la realtà però va avanti, supera la nostra rappresentazione e ci costringe a crearci una nuova immagine. A volte però siamo un po' "ottusi" e piuttosto che rivedere la nostra astrazione preferiamo rimuovere il dato incongruente. E' quello che ho fatto io con questo libro. Avevo "deciso" che doveva trattarsi di una dedective story in salsa rosa e che mi sarebbe sicuramente piaciuta (era perfino ambientata nel New Jersey!) e ogni volta che ho letto qualche articolo o recensione che non corrispondesse perfettamente all'idea che mi ero fatta, ho semplicemente rimosso il dato. Così quando finalmente ho letto il libro e ho scoperto che si, si tratta di una dectetive story, ma la salsa tende piuttosto al nero seppia, sono rimasta assai delusa. Che spreco! e pensare che sarebbe bastato coinvolgere la simpatica agente di recupero Stephanie Plum in un' indagine un po' meno pulp e dare più spazio al suo rapporto con l'agente Morelli per rendere più gradevole il libro. D'altra parte di storie noir e pulp sono pieni gli scaffali delle librerie mentre una bella dectetive story che si intrecci con un'altrettanto bella storia d'amore a lieto fine proprio ci manca (su Montalban e Livia ci ho perso le speranze). Ovviamente se mi fosse sfuggito qualcosa sono pronta ad accogliere suggerimenti.

martedì 23 ottobre 2007

Benvenuta Sofia!


In un blog in cui si parla soprattutto di storie d'amore non poteva mancare un post su un lieto evento come la nascita di una piccola principessa (Cagliari, 19 ottobre), giusto coronamento della storia d'amore tra babbo Alessio e mamma Simona. D'altra parte, pensiamoci bene... Lui e Lei... entrambi belli, intelligenti, simpatici e mooooolto fashion .... Lui deciso, ma razionale e pacato e Lei una specie di tornado che farebbe follie per la Kelly Bag di Hermes, magari piena di pannolini: in quale libro della Chick Lit li abbiamo già visti? In ogni caso alla piccola Sofia non possiamo che augurare tanti happy endings quante sono le sfide che la vita le metterà davanti.

giovedì 18 ottobre 2007

La mia idea di pausa

Probabilmente ha ragione mio marito: lavorare in biblioteca tutto il giorno e trascorrere la propria pausa pranzo in libreria non è da persone "normali". Ma la sensazione di poter girovagare liberamente tra gli scaffali di una libreria, senza doversi limitare alla sezione libri-gioco e cartonati (il regno del mio piccolo tiranno) è troppo bella per poterci rinunciare. E fare liberamente una cosa che mi piace tanto fare, ma che solitamente non posso fare, corrisponde perfettamente alla mia idea di "pausa" (tranquilli... 10 minuti per il panino li avevo già ritagliati:-). A dirla tutta tra l'altro la libreria Mondadori del centro commerciale vicino al posto dove lavoro l'avevo sempre snobbata... e forse se ne sono accorti perché oggi hanno piazzato davanti all'ingresso un espositore che sembrerebbe ispirato a questo blog, se non fossi assolutamente certa che a leggerlo sono solo un manipolo di fedeli amici. Nessuno dei quali lavora nella suddetta libreria.... Vero? E comunque tra gli altri titoli c'era anche Piccole confusioni di letto in edizione economica, il libro "di Bruce" (Springsteen n.d.r., leggere il post "Boss lit", please) che avevo promesso a mia sorella. E il marito brontolone si è pure "accattato" il Moleskine 18 mesi. Io invece, pur non avendo trovato il libro che cercavo (A sud ovest di Ferrara, Mirto Gerbato) ho pagato 16,00 euro per il Moleskine e il libro e sono andata via tutta felice, alla faccia di chi sostiene che noi shopaholic amiamo fare acquisti solo per noi stessi.

domenica 14 ottobre 2007

C'era anche Jo?


Di solito, da buona fanatica del lieto fine, amo i libri scontati (e non solo nel prezzo:-). Mi va benissimo la struttura narrativa "tipo" del classico romanzo d'amore che si ritrova spesso anche nei romanzi della Chick Lit: innamoramento - peripezie - unione - elemento di disturbo - rottura - riunione - happy ending . E mi va altrettanto bene la versione ancora più semplice: innamoramento - peripezie - unione - happy ending. C'era anche Jo? di Mike Gayle pur restando nel campo della Lad Lit, come viene ormai definita la risposta maschile alla Chick esce però decisamente fuori da questo schema. E' una storia bella e piena di sentimento scritta con il solito tocco leggero e umoristico ma a tratti molto profonda. E' la storia di Rob, che per stare vicino alla fidanzata Ashley, si trasferisce a Manchester abbandonando Londra e gli amici con i quali sta a meraviglia. Nella nuova città si rende presto conto che farsi nuovi amici non è per niente facile... specie se hai più di trent'anni e lavori a casa da solo. Per Rob è l'inizio di un periodo abbastanza grigio caratterizzato da serate solitarie al pub con una birra come unica compagnia. Fino a che ad una festa non incontra per caso una persona... che diventerà sua amica... amica con la "a" perché questa persona è appunto una donna. In questa storia infatti ci sono Rob e Ashley, ma c'è anche Jo. E Jo in un romanzo più scontato avrebbe potuto rappresentare quell'elemento di disturbo che determina la "rottura"... l'ostacolo che la coppia deve attraversare per la conquista del lieto fine. In questo libro no. In questo libro le storie d'amore diventano due, perché c'è una sola parola per definire l'amore, ma ci sono diversi tipi d'amore. Il sentimento che lega Rob e Jo è quel sentimento borderline fatto di affetto, comunione d'interessi e perchè no? anche attrazione, talmente vicino all'amore che ti fa scegliere un'altra persona come compagna di vita, che per accorgerti della differenza potresti aver bisogno di un termine di paragone. E' la stessa differenza che c'è tra la mente e il cuore secondo Jo. E al cuore, si sa non si comanda... Alla mente si?

venerdì 12 ottobre 2007

Attenuanti culturali (OT "necessario")

Egregio Signor Giudice,
non starò qui a raccontarle quanto ritenga offensiva e ulteriormente lesiva della dignità della vittima una sentenza che in un processo per stupro riconosca all'imputato una qualsiasi attenuante che non sia la provata infermità mentale. Non credo che riuscirei a comunicarle il grado di disgusto che la sua sentenza mi suscita in quanto essere umano in generale e donna in particolare. Proverò però a spiegarle perché sono indignata come sarda e lo farò con la consapevolezza che in questa triste storia la sua visione a dir poco stereotipa dei sardi rappresenta solo il problema numero due. Ahimè non posso raccontarle che in Sardegna non sono esistite e non esistono situazioni in cui le donne sono vittime di uomini violenti. Esistono purtroppo ancora in Sardegna, come nel resto d'Italia e pensi un po' perfino nella Bassa Sassonia. Ma sa qual è la novità? la stragrande e sottolineo stragrande maggioranza dei sardi, esattamente come il resto degli italiani e i tedeschi ritiene quei comportamenti semplicemente a-bo-mi-ne-vo-li. Ma d'altra parte la sua totale e profonda ignoranza della Sardegna e dei sardi è chiara come il sole. Perché altrimenti non sarebbe certo potuto sfuggirle per esempio il fatto che, forse a causa del retaggio di una società matriarcale, la donna sarda non è che si possa considerare proprio sottomessa, anzi è piuttosto consapevole della propria dignità. E la stragrande maggioranza degli uomini sardi il rispetto per quella dignità l'ha succhiato col latte materno, e il pudore che ti fa ritenere semplicemente inconcepibile raccontare una barzelletta sconcia in presenza di una donna, o che fa immediatamente cambiare registro linguistico quando una donna entra al bar, quello si ce l'ha forse nel patrimonio genetico.
Ma forse, usando il suo ripugnante metro di giudizio, anche a lei dovrebbero essere concesse delle attenuanti e ritenere che i pregiudizi su base razziale sui quali si basa la sua sentenza siano parte del contesto culturale nel quale è vissuto.

domenica 7 ottobre 2007

Non è bello ciò che è bello...

Noi biblioatipici (bibliotecari laureati e qualificati dipendenti però da cooperative di servizi esterne e non direttamente dagli enti nei quali lavorano) capita spesso di lavorare in più biblioteche contemporaneamente il che ha i suoi lati positivi e anche quelli negativi. Per fermarci a quelli positivi, lavorare in più biblioteche di pubblica lettura da diretto accesso a una maggiore quantità di libri, e quindi maggiore possibilità di trovarne qualcuno di proprio interesse e non rimanere mai senza letture. Il che per i lettori compulsivi non è niente male. Se poi tu ti dovessi spostare verso biblioteche di dipartimento ultra specialistiche dove è un po’ difficile trovare della letteratura di svago c'è qualche collega premurosa che pensa a te. E allora capita di ritrovarsi sulla scrivania dei libri con un post it giallo sulla copertina e delle semplici annotazioni “per Sandra da Piera”, “per Sandra, non so com’è perché non l’ho ancora letto” oppure “per Sandra, è molto bello”. Questo messaggio in particolare si riferiva a C’era anche Jo di Mike Gayle (che recensirò in seguito). Ed eccoci arrivati al focus del post. Si può definire “molto bello” un romanzo di Mike Gayle o un qualunque romanzo “leggero”? Io non ho dubbi sulla risposta ma anche la persona che ha posto la domanda (un’altra collega) sembrava non averne: assolutamente no. E ha aggiunto che potevamo permetterci di usare simili definizioni solo perché sapevamo entrambe di parlare di un autore che ci piace, ma che se un utente della biblioteca avesse chiesto un parere sul libro e noi avessimo risposto che era “molto bello”, sicuramente l’utente in questione si sarebbe aspettato qualcosa di più. Ora premesso che non voglio assolutamente lanciarmi in una discussione su paradigmi estetici e cose simili, io penso che la bellezza sia qualcosa che ti da una sensazione di benessere e in quanto tale ci sia in essa molto di soggettivo… anche se poi per formazione culturale ogni tanto anche a me viene da ricorrere ai canoni. Comunque ho risposto alla mia collega che se alla signora Xxxxx che mi chiedeva un parere sulle Affinità elettive avessi risposto che era “molto bello”, avrei fatto meglio a scegliere per lei un’edizione in brossura, perché avrei avuto grosse possibilità di vedermelo arrivare in testa il giorno della restituzione.

martedì 2 ottobre 2007

Matrimoni, bugie e appuntamenti

Il titolo originale del romanzo di Leslie Carrol (anagramma, 2006) è Play Dates, letteralmente Appuntamenti di gioco e veramente non si capisce per quali stravaganti scelte editoriali sia stata fatta una simile traduzione: a libro appena finito mi sto ancora chiedendo dove mi sono persa le bugie e se veramente il peso che hanno i matrimoni nel libro, sia tale da farli comparire nel titolo.
Titolo a parte entriamo nel campo della mummy lit con un ironico romanzo a tre voci (quelle di Claire, di sua figlia Zoe e della zia Mia, sorella di Claire) sulla complicatissima vita di una mamma single alle prese con gli impegni quotidiani della figlia e sullo snobbismo di certe mamme dell'alta società newyorkese il cui unico scopo nella vita sembra quello di tenere i figli superimpegnati e loro stesse libere di dedicarsi agli "impegni" sociali. Le prime 210 pagine vanno avanti un po' lente in misura quasi inversamente proporzionale alla velocità delle giornate delle protagoniste densissime di appuntamenti e caratterizzate da una continua corsa contro il tempo. Gradevole e ironica la scrittura, carini i tours a tema sulle location dei film girati a NY, ma la minuziosa descrizione degli impegni scolastici e non di Zoe, mi ha a tratti decisamente annoiata. E tra l'altro non c'era traccia di personaggi maschili papabili per il lieto fine! E' bastato però la consueta sbirciatina alle ultime pagine per darmi la forza di andare avanti ed essere infine ricompensata con due belle storie d'amore e due happy ending questa volta più sospirati che mai. Due al prezzo di uno. Anzi tre, se ci si aggiunge il premio per l'ortografia a Zoe. Valeva la pena sopportare qualche pagina di noia.
E a proposito di happy ending, ecco come li definisce Claire "gli happy ending sono come i maglioni che preferiamo: fanno venire voglia di avvolgercisi dentro e raggomitolarsi come un gatto soddisfatto". Si avvicina l'inverno: cosa possiamo chiedere di meglio?

domenica 30 settembre 2007

Invito a cena senza delitto

Come ho già dichiarato altrove, in questo blog parlo spesso di libri letti da un po’ e sui quali i ricordi non sono molto nitidi. Ricordo però con assoluta precisione la mia prima volta con Camilleri - Montalbano. Ricordo con quanta diffidenza abbia accettato di prendere in prestito La forma dell’acqua da un amico che me ne decantava le lodi e con quanto snobismo (ma lo leggono proprio tutti!) abbia iniziato a leggerlo. Già dopo la prima riga ho resettato: ogni preconcetto è stato cancellato al ritmo di quello splendido incipit quasi musicale: “lume d’alba non filtrava nel cortiglio della Splendor”. Era fatta. Ho barato per quasi una mattina intera di lavoro, tenendo il libro sulle ginocchia sotto la scrivania, ho letto in successione tutti gli altri e ho aspettato con ansia di volta in volta che ne uscisse uno nuovo. Ma che ci fa il Commissario Salvo Montalbano qui?

“Chick lit? Che minchia mi viene a significare a mia????”. Be’ commissario, io qui ce la volevo e anche se non sono riuscita a mettere su un piatto di pasta 'ncasciata o con le sarde, lo sciauro di cose buone è stato il mio pretesto per tirarcelo dentro. E di sapori buoni se ne trovano davvero tanti anche nella nuova letteratura femminile (come vede le uso la cortesia di evitarle termini esotici), a cominciare dal sapore del pane. Solo pane di Judi Hendrick è un delizioso romanzo che racconta come l'aroma e il sapore del pane possano far tornare la voglia di vivere anche dopo un grande dolore come l'abbandono della persona amata.
Storia simile quella di Pane e cioccolata di Sarah Kate Lynch, ancora una rinascita che passa attraverso il pane, ancora il lievito come metafora di vita, ma nonostante il tratto leggero e ironico e il lieto fine vi si nasconde una storia troppo triste che le eviterei volentieri. Di pane ce ne sarebbe ancora, ma non vorrei sbilanciare la sua dieta con troppi carboidrati e nemmeno annoiarla per cui passiamo oltre. Niente purpitreddi, ma che ne direbbe di un po' di sushi? Su, non faccia troppo il provinciale, almeno dovrebbe provarlo! Magari il sushi le piacerebbe, sul libro Sushi per principianti di Marian Keyes ho invece seri dubbi. Ambienti troppo modaioli (posso dire fashion?) e patinati, li lasci a noi femmine con metà (solo metà, giuro) anima frivola che è meglio. O magari potrebbe regalarne una copia alla sua amica Ingrid, alla signora Livia no, non credo possa apprezzare... non che la trovi pedante, per carità... ma per quanto trovi ineccepibili i suoi gusti in fatto di uomini, non credo che sui libri ci troveremmo altrettanto d'accordo. E passiamo al dolce! Sospettoso lei deve esserlo per mestiere se non per indole, ma aggiunga ai suoi sospetti un po' di biscotti e avrà un libro (Biscotti e sospetti, appunto) fragrante di buono come tutti quelli della sua autrice Stefania Bertola, che, se non dovessero bastare i biscotti può offrirci anche delle meringhe montate A neve ferma. Il caffè ce lo dobbiamo far offrire da un'americana e dobbiamo prenderlo con la panna, ma non storca il naso, Caffe con panna di Leah Stewart non è male: è la storia di un viaggio attraverso l'America e indietro nei ricordi alla riscoperta di un'amicizia (e alla scoperta di un amore). Come non l'ho convinta? Ok, il caffè lei lo prenderà a Marinella, io d'altra parte non ne bevo. Ma se vuole, prima di andar via le dico dove può trovare una libreria a perta anche a quest'ora. Perché questa volta nemmeno lei ha convinto me.


martedì 25 settembre 2007

Off topic 2: Vorrei essere buddista

Vorrei essere buddista per recitare Nam yoho renge kyo (o qualunque sia la formula della loro corrente) con quei monaci che da otto giorni sfilano per le vie di Yangon per manifestare pacificamente contro la giunta militare. Lo so che questo non è il luogo adatto per ripercorrere la storia recente della Birmania, ma volevo solo dire due parole su una donna che ammiro molto. E questa volta non si tratta di Elisabeth Bennet, Josephin "Jo" March o chi per loro... non si tratta dell'eroina di un romanzo, ma della vita reale. E in questa storia purtroppo un happy end non c'è ancora stato. Sto parlando Di Aung San Suu Kyi, leader dell'opposizione birmana, premio nobel per la pace nel 1991, da 12 anni agli arresti domiciliari (che non ha potuto lasciare nemmeno per partecipare al funerale del marito). La prima volta che ho visto la sua faccia era stampata sulla maglietta indossata da un amico del gruppo di Amnesty. Era un volto bellissimo, un sorriso dolcissimo accompagnato dalle parole "Fear is an habit. I'm not afraid". Dal momento che vivo in uno stato di paura costante rimasi molto colpita dalle sue parole che non venivano smentite dal suo volto. Da allora ho seguito la sua storia sperando di assistere a un lieto fine. La marcia dei monaci a me fa paura (anche lei ne ha un po signora Suu kyi?). Paura che l'esercito usi la forza e che possa ancora una volta finire male. Ma fa anche sperare che una specie di lieto fine un po' transegenico (si può parlare di lieto fine dopo tante sofferenze?) sia finalmente possibile. Nam yoho renge kyo Nam myoho renge kyo nam yoho renge kyo...

domenica 23 settembre 2007

Tra Whitman e Sophie Kinsella

Grazie Walt Whitman... Grazie non solo per "Oh capitano, mio capitano" che ha ispirato quell'altro capolavoro che è L'attimo fuggente. Grazie anche per quest'altra piccola gemma:
"Mi contraddico? Ma certo che mi contraddico.
Sono grande, contengo moltitudini."
Per un certo periodo questa citazione ha chiuso tutti i miei messaggi di posta elettronica, poi mi sono decisa a levarla per il timore che non tutte le persone che ricevevano i miei messaggi fossero in grado di cogliere l' autoironia che vi stava dietro (non alla frase in se, ma al fatto che io l'avessi scelta). Comunque, seppur appunto con quell'inevitabile autoironia derivante dal fatto che più che moltitudini a volte mi sembra di contenere uno sparuto manipolo di neuroni, la citazione mi calza a pennello. In quarta ginnasio per la prima volta il mio professore di Italiano-latino-greco-storia-geografia mi disse che ero un bell'insieme di contraddizioni (e lo disse davvero come un complimento) e da allora me lo sono sentita ripetere molto spesso, non sempre con le stesse intenzioni. Ma forse è vero. Per fare solo qualche esempio, il gusto nel vestire oscilla tra uno stile un po' bohemien da una parte e l'aspirazione al minimal chic dall'altra (un misto di "sciccheria perbenista", che esprime l'aspirazione al "diverso da me" secondo mia sorella). Nella mia vita lavorativa poi, passo continuamente dai best sellers alle seicentine. Divido infatti la mia settimana tra una biblioteca pubblica con un target eterogeneo, ma abbastanza "nazional popolare" e una biblioteca di dipartimento ultraspecialistica dove catalogo le edizioni del '600-'700. Ed inoltre convivono in me un'anima austera, sobria e un po' no global e una frivola e veramente shopaholic. Manco a dirlo, questa seconda anima con i libri di Sophie Kinsella ci è andata a nozze. Ho letto tutta la serie (I love shopping, I love shopping a New Iork, I love shopping in bianco, I love shopping con mia sorella. Mi manca solo l'ultimo uscito, I love shopping con il baby) e li ho trovati gradevoli e divertenti, anche se la mia capacità di immedesimarmi con la protagonista è arrivata, per fortuna, solo fino a un certo punto. Tutte le volte che lo scoperto nel conto di Becky diventa esagerato ma lei continua a rifiutarsi di porre un freno alle sue spese, il piacere di leggere viene attenuato da una sottile vena di irritazione, e lo stesso dicasi per gli altri "casini" che combina (come organizzare contemporaneamente due matrimoni in I love shopping in bianco). Per fortuna poi riesce sempre a cavarsi fuori dai guai, grazie soprattutto alle sue "risorse" personali, ma qualche volta anche grazie all'aiuto del fantastico fidanzato Luke (l'eroe c'è: mica questi libri potevano piacermi solo per lo shopping!). Comunque alcune situazioni sono davvero esilaranti, come quando Becky decide che deve assolutamente risparmiare e adotta delle soluzioni che la fanno spendere 10 volte tanto: spende troppo per fare colazione al bar e decide di portarsi tutto da casa... ma per portarsi la colazione da casa ci vuole un set da colazione, magari comprato da Habitat... risultato, la voce colazione incide sul bilancio molto più di quando faceva colazione al bar. Ditemi quello che volete ma io in una situazione del genere posso tranquillamente immedesimarmi (anche se per portare i pranzo al lavoro mi "accontento" dei contenitori Tupperware). E mi immedesimo anche in Becky che in viaggio di nozze in una disintossicante isola esotica lontana dalla civiltà, molla il neo sposo per correre come una disperata dietro un venditore di collane. Brutta cosa l'astinenza.






mercoledì 19 settembre 2007

La repubblica di Pemberley

Finalmente google ci ha trovati! Fino a ieri ho provato ogni giorno a digitare Sognando Pemberley nella maschera di ricerca di google, e questo blog non veniva trovato, ma oggi finalmente ci siamo, e in prima posizione! Difficile dire in quale posizione scivoleremmo digitando solo Pemberley e senza filtrare la ricerca alle pagine solo in italiano: la risposta che si ottiene è infatti di circa 285.000 risultati. Ancora una volta però la prima posizione non ci delude, anzi è un vero paradiso per gli austeniani: The Republic of Pemberley (www.pemberley.com). Ci si trova dentro veramente tutto ciò che può avere a che fare con Jane Austen, i testi online, i sequels dei romanzi, i film tratti dai romanzi, le locations ed inoltre una ricchissima galleria fotografica interattiva dalla quale scaricare o nella quale caricare le foto "austeniane" preferite. E' inoltre possibile chiacchierare con le altre cittadine della Repubblica di Pemberley di cose che il resto del mondo proprio non capirebbe. Purtroppo (e lo dico anche per me) come avrete già capito il sito è in inglese e ovviamente per poterlo apprezzare pienamente bisogna conoscere la lingua. Tuttavia consiglierei un "giretto" anche alle austeniane non anglofone, sia perché chi appartiene alla categoria in genere ha letto tutti i romanzi della Austen e almeno P&P più di una volta, dunque almeno con i nomi dovrebbe raccapezzarsi un po'. Ma soprattutto perchè vi si respira un'atmosfera veramente austeniana. E' come andare a prendere un te da Jane. E se proprio non avete voglia di un te, potete sempre visitare il Pemberley Shoppe, dove potete trovare di tutto, dalle magliette ai mugs, dai magneti ai mouse pad, dalle borse agli orologi, nel caso in cui a qualcuna delle persone che vi stanno intorno fosse sfuggita la vostra passione. Se poi qualcuno il cui parere per voi non può essere del tutto trascurato mostrasse una certa tendenza a non sopportare più ne Jane Austen ne voi, tenetelo buono con un regalo: la t-shirt con lo stemma della Repubblica di Pemberley e con la scritta "I blame Jane" dovrebbe andare bene.

domenica 16 settembre 2007

Boss lit

Dovete capire, c’è il disco in uscita, e poi il tour con una sola data italiana, per cu trovare i biglietti è difficilissimo e “siamo” molto agitati. Se non puoi essere tra quei folli che passano la notte in fila (manco si trattasse della chiamata per un lavoro da 3000 euro al mese con contratto a tempo indeterminato e a chi crede che io stia esagerando consiglio la lettura dell’esilarante Blinded by the light di Gianluca Morozzi), devi per forza sguinzagliare degli “agenti giusti”. E anche se il folle (la folle) che faccia la fila per te la trovi, hai sempre un po’ di paura: fino a che limite potrà spingersi la sua follia? E nonostante i tuoi sforzi per essere rilassata il tuo terzo occhio che corrisponde a non so quale chakra riesce a visualizzare non un punto di luce o acqua che scorre o robe simili, ma solo un nome: BRUCE. Per cui le attenuanti del caso ci sono tutte. Ma quando mia sorella mi ha chiesto “insomma, quando ti decidi a portarmi quei due libri di Bruce?” Ho pensato che forse stava un po’ esagerando. Perché vedete, magari state pensando che questo sia un OT ma i “libri di Bruce” in questione sono in realtà due perfetti esemplari di Chick Lit . Si tratta di Piccole confusioni di letto di E. Giffin già recensito in questo blog (Thunder Road è la canzone preferita dai protagonisti) e di Caffè con Panna di Leah Stewart nel quale la protagonista a un certo punto afferma di conoscere la sensazione di guidare la notte cantando a squarciagola Nebraska di Springsteen. Come, non vi sembra abbastanza come motivo per aver voglia di leggere un libro (di Bruce)? Beh, non siete dei veri springsteeniani, non potete capire. D’altra parte nemmeno io lo sono, ma incontrare Bruce Springsteen in un luogo così insolito per ben due volte di seguito è stato veramente carino. Perché vedete zio Bruce (e già mio figlio lo chiama così…) piace tanto anche a me. E anche se non sono una springsteeniana vera al mio matrimonio, nel Valentaine day del 2004 in chiesa si sono sentite If I should fall behind, Tougher than the rest e perfino The way. E non credo che siano molti i veri springsteeniani che possano dire di essersi sposati con le note di un’inedito. Ma quella volta ce l’avevo io l’agente giusto: la springsteeniana vera ce l’avevo in regia.

giovedì 13 settembre 2007

E finalmente Regency!

E finalmente si parla un po' di Regency. In verità non mi decidevo, non per mancanza di idee, ma per l'esatto contrario, ossia il loro sovraffollamento. Difficile non averne d'altra parte, dopo aver divorato famelicamente gran parte dei circa 40 romanzi scritti da Georgette Heyer, la madre del regency. E mica in questi ultimi due anni, quando la Sperling ha deciso di ripubblicare quelli già usciti negli Oscar Mondadori negli anni '70 (fuori catalogo e praticamente introvabili) e la Mondadori per non essere da meno ha deciso di pubblicare gli inediti in italiano. No, io dopo aver saccheggiato la biblioteca personale di un'amica (Ely, non ti ringrazierò mai abbastanza!) sono dovuta andare a cercarli per cantine e soffitte, bancarelle e librerie antiquarie su internet. Credo di aver passato il punto di non ritorno quando, dovendo restituire "La pedina scambiata" e non riuscendo a separarmene, l'ho portato in copisteria e me ne sono fatta fare una copia... pagina per pagina, fronte retro, con copertina a colori e rilegato in brossura. Ho pagato 20.000 lire per la copia fotostatica di un libro che ne era costato in originale 3.000. Poi per averne almeno una copia "vera", l'ho comprata in inglese da una libreria americana su internet (inutile dire che il libro è fra quelli ripubblicati dalla Sperling. Costo 7, 50 €). Capite bene dunque, che qualcosa da scrivere sul regency romance dovevo pure averla. Ma dovevo organizzare le idee. Parlare subito di Georgette Heyer? Partire da "nonna" Jane (si...sempre lei)? Recensire un romanzo tra quelli che ho amato di più? Poi mi è venuta l'idea di partire con una brevissima introduzione al genere, ed eccomi qua.
Il periodo della Reggenza in Inghilterra è il periodo che va dal 1811 al 1820, anni durante i quali il futuro Giorgio IV governò come principe reggente al posto del padre Giorgio III, inabile al regno a causa della sua infermità mentale. La Reggenza fu "una breve ed elegante bolla nel tempo", tante e tali sono le differenze che la separano dai periodi che la precedono e la seguono. Furono anni in cui l'alta società inglese si chiuse nel suo singolare microcosmo dove la vita era scandita dai frivoli rituali consumati durante i balli e nei club più alla moda.
Un regency romance è dunque un romanzo d'amore ambientato in questo periodo. Le ambientazioni sono le stesse dei romanzi di Jane Austen che vennero pubblicati proprio in quegli anni, ma mentre la Austen, nei suoi "romanzi di costume" descrive il mondo in cui vive, Georgette Heyer (e dopo di lei le altre autrici di regency romances) devono necessariamente partire da una meticolosa ricerca storica. Il risultato è quello di un romanzo che si ispira al romanzo di costume austeniano, nella descrizione di caratteri, mode, ambienti, nella serratezza dei dialoghi e nell'ironia che pervade la storia e che nel confronto di certi personaggi diventa sarcasmo (si pensi al sarcasmo di Mr. Bennet nei confronti della moglie o di Mr. Collins), ma caratterizzato da un maggiore "movimento". Amori, intrighi, matrimoni di convenienza, falsi fidanzamenti, fughe, travestimenti, ma sempre con tanta compostezza e tante buone maniere e sempre salvando le apparenze, perché mai come nell'Inghilterra della reggenza l'apparenza conta più della sostanza. Guai infatti a suscitare la disapprovazione delle patronesse di Almack's che squadrando la nostra eroina da sopra gli occhialini potevano decretarne l' esclusione dai balli e dalle serate più alla moda. Sempre che all'origine di un comportamento un po' stravagante non ci fosse una mente troppo fine per poter sottostare a tutte proprio tutte le regole del ton ... allora poteva capitare addirittura che certe stravaganze diventassero moda col beneplacito delle suddette patronesse. Per gli eroi il discorso è diverso... a loro viene richiesto "solo" di essere ricchi, belli, indolenti, sportivi e alla moda (ma più sul lato di chi la detta che di quello di chi la subisce) e naturalmente di avere una mente acuta e la battuta fulminante. E devo dire che ci riescono benissimo. E riescono altrettanto bene a tirar fuori le nostre eroine dalle situazioni più complicate e a regalarci degli indimenticabili happy end in cui la dichiarazione d'eterno amore è espressa spesso in modo assai singolare. Ecco quella de L'inarrestabile Sophy:

- Charles- esclamò sophy scandalizzata - non potete amarmi!-

Rivenhall si chiuse la porta alle spalle, la prese brutalmente tra le braccia e la baciò.
- No - disse rabbiosamente. - Vi detesto - (in inglese: I dislike you excessively)
Estasiata da quelle parole d'amore, la signorina Stanton-Lacy rispose con passione al suo abbraccio e si lasciò condurre alle scuderie.

Un'ultima precisazione: quella che avete appena letto è una delle scene di sesso più esplicite che vi capiterà di trovare nei romanzi di Georgette Heyer, di Elinor Childe e in generale del "vero" regency romance.



martedì 11 settembre 2007

Cercasi amore disperatamente


Non è un appello personale, ma il titolo del libro di Federica Bosco, Edizioni Anagramma, 2006. Devo dire che quando me lo sono trovato sulla scrivania (ormai funziona così, le mie colleghe capiscono al volo quando un libro può interessarmi) ho pensato che forse dopo Stefania Bertola avevo trovato un'altra italiana "da leggere assolutamente".
E invece la scintilla non è scoccata. Intendiamoci, happy end e ironia ce ne sono tanti, una trentenne romantica (!?!) e svitata come protagonista pure... E allora? Innanzi tutto manca assolutamente di lievità. Il sorriso non nasce mai, spontaneo, dalle situazioni ma è cercato con la battuta ad effetto spesso già sentita mille volte ai ragazzi sul pulman o ai cabarettisti di Zelig ("Hai cambiato pusher?"... non sto a rileggere il libro, ma se non c'è esattamente questa ce n'è una molto simile). E poi a non avermi preso per niente è il suo stile autobiografico al passato remoto, che partendo da lontano (il primo giorno di scuola!) non può indugiare troppo nelle descrizioni e non ti da il tempo di "entrare" nella scena perchè questa è già cambiata. Sia chiaro che sono veramente poche le situazioni che mi hanno fatto venir voglia di entrare nella scena (forse in una delle riunioni mistiche dell'amica maniaca e depressa? o magari in uno dei tete a tete con l'idiota palestrato e "vitaminizzato" che "il fatto che andiamo a letto insieme non fa di noi coppia?" No, grazie, io sogno Pemberley). Ma se qualche persona carina c'è in tutta la storia, perché non farcela conoscere un po' meglio? L'amica Elisabetta per esempio, l'unica decente del gruppo, fa solo brevi apparizioni! E che dire di Gregory? Si potrà considerare il protagonista maschile del romanzo? Certo, se lo è è il protagonista più "latitante" che abbia mai incontrato. Eppure, anche lui ha tutta l'aria di essere niente male... E forse per questo la Bosco lo tiene nascosto... potrebbe sbilanciare la storia verso una leggerezza e un garbo che proprio non sembrano esserle congeniali.

lunedì 10 settembre 2007

Ma chi l'ha detto che solo le donne...

... Sanno scrivere storie d'amore a lieto fine con delicatezza e ironia? Io no, non l'ho mai detto. Anzi, devo dire che al secondo posto della mia personale classifica dei DIK (Desert Island Keeper) c'è proprio un uomo. Prima di svelarvi il suo nome però apriamo una piccola parentesi sui DIK. Abbiamo iniziato a chiamarli così (con una definizione non nostra ma copiata non ricordo dove) con un amico appassionato anche lui di libri e di classifiche a fine anno 1999, quando ci prese la smania di stilare top five di tutte le cose che avremmo voluto traghettare nel nuovo millennio e di quelle alle quali invece potevamo dire "addio senza rancor". Nello stendere le mie classifiche dei libri preferiti io avevo però sempre delle difficoltà che riuscivo a risolvere solo stendendone due diverse: una dei libri che mi erano piaciuti tantissimo, che ero felicissima di aver letto, che mi avevano dato grandi emozioni, che ritenevo dei capolavori, ma che non avevo voglia di rileggere continuamente, l'altra dei libri che non mi stancavo mai di rileggere: i libri da portarsi su un'isola deserta appunto. Nella prima c'erano sicuramente Guerra e Pace e Cent'anni di solitudine, gli altri non li ricordo e se ci pensassi ora ne verrebbe fuori sicuramente una classifica diversa ... chissà, magari potrebbero entrarci anche L'ombra del vento o Il cacciatore di aquiloni. In testa alla seconda c'era (è c'è) Orgoglio e pregiudizio e visto che per ogni autore si può scegliere solo un libro, al secondo posto c'era (e c'è) Nick Hornby con Alta fedeltà. Ed ecco chiusa la parentesi e svelato l'autore. Alta fedeltà non è un romanzo d'amore, anzi, nell'economia del racconto le pagine dedicate alla storia tra Rob e Laura non sono tantissime, ma la loro relazione è comunque il filo conduttore (e poi il libro si chiude con il loro personale happy end). Ma se non un romanzo d'amore in senso classico è comunque un romanzo di amori e di passioni. E' la storia coinvolgente e a tratti commovente di un trentacinquenne (anche lui , forse ex bambino a zig zag) appassionato di musica che se ne va in giro per Londra (che bello!) divertendosi a stilare classifiche (anche lui!) di dischi, canzoni, libri, film... Fino a che il fare classifiche non diventa un esercizio mentale che parte quasi in automatico e si trasforma in un modo di leggere la realtà: mitica la classifica delle più grandi fregature amorose e bella l'idea di lui che va a cercare le sue ex per vedere cos'è andato storto fra loro.
Per una volta poi ho amato tanto anche la trasposizione cinematografica del libro. Anche se a mio avviso soffre un po' il trasferimento della storia da Londra a Chicago, il film di Stephen Frears è davvero bello, John Cusack è un Rob perfetto e c'è anche un grandioso Jack Black nella parte dell'amico e socio al negozio di dischi.
Per rimanere invece nell'ambito della chick lit (o del suo esatto corrispondente maschile) trovo molto carini i libri di Mike Gayle: finora ho letto Mr. Dammitempo e La mattina dopo, ma fonti affidabili mi assicurano che anche gli altri valgono la pena.

domenica 9 settembre 2007

Off topic 1: Ci sono bambini a zig zag

Ovviamente il libro di David Grossman che ho appena terminato di leggere non c'entra niente con questo blog, ma non ho resistito alla tentazione di scriverne (forse per dimostrare ancora una volta che non vivo di sola chick lit?). E' sicuramente un bel libro, un po' favola e un po' libro di avventura anche se (e questo mi è già capitato altre volte con un libro di Grossman) in alcuni punti ho avuto qualche difficoltà ad andare avanti. L'avrei apprezzato forse di più con un po' di pagine in meno. Ma sicuramente è valsa la pena leggerlo, anche solo per la definizione "ci sono persone rotonde, ci sono bambini a forma di triangolo e ci sono ... bambini a zig zag". Forse anche le donne ad alto mantenimento dei "miei" libri (o magari potrei dire "noi donne ad alto mantenimento":-) sono (siamo) state bambine a zig zag anche se non nel senso di Nono del libro di Grossman. E magari questo out topic non è nemmeno così out, d'altra parte una storia d'amore a lieto fine nel libro c'è.

giovedì 6 settembre 2007

Stefania Bertola

Come promesso torniamo un po' su Stefania Bertola. Non analizzerò uno per uno i suoi libri (anche perchè per farlo bene dovrei rileggerli e anche se spero di farlo prima o poi, ora proprio non posso) ma lancio solo qualche piccolo sassolino, sperando di far nascere in chi ancora non li conosce la voglia di leggerli. Sono storie di donne (al plurale: due sorelle, tre amiche, quattro cugine e ancora due amiche che poi diventano tre ...) comuni ma dolcemente complicate... "ad alto mantenimento" come la Sally di Harry ti presento Sally... raccontate con uno stile unico intriso di sopraffina ironia, calcando la mano sugli aspetti più bizzarri di personaggi e situazioni e stampandoci sul volto un sorriso che rimarrà fino all'ultima pagina e anche oltre. Non avrei mai creduto di trovare così adorabile una "non lettrice" dichiarata come Penelope di Aspirapolvere di Stelle: detesta ogni genere di libro, legge solo fumetti e sogna di vivere a Paperopoli, e in attesa di realizzare il suo sogno ne tiene in casa un plastico. E che dire della candida Caterina Chiarelli di Biscotti e Sospetti, stilista per bambole gonfiabili e venditrice di merci in stock di varia natura e di dubbia utilità (alci rosa luminosi e cose simili)?. A neve ferma è poi un piccolo capolavoro, goloso come i dolci che si preparano nella pasticceria Delacroix. Emma, che dopo una laurea in lettere con una tesi sulla Stele di Rosetta decide di fare la pasticcera, si fidanza con Andrea e viene mollata dopo tre indimenticabili giorni e la sua collega e coinquilina Bianca che fa progetti strampalati, ultimo quello di imbarcarsi su una baleniera per fuggire le attenzioni di un dottore che comincia a piacerle un po troppo. Il consesso delle cugine di Ne parliamo a cena non può non far sorridere chi ha esperienza di simili consessi familiari. Per quanto riguarda le figure maschili, tratteggiate sempre con grande cura ... non sono riuscite a scalzare Mr. Darcy, saldamente attestato in cima alla mia personale classifica dell'uomo ideale... Ma su qualcuno un pensierino ce l'ho fatto (leggete i libri e cercate di indovinare su chi:-). Intorno ai protagonisti ruotano poi una numerosa serie di personaggi spesso bizzarri, ma assolutamente godibili le cui storie appassionano esattamente come quelle dei protagonisti.
Quasi a voler rendere "reali" personaggi, oggetti e situazioni, a volerli far "esistere" oltre la durata del libro, la Bertola trova il modo di farli passare da un libro all'altro, e così nel bel mezzo di una festa in Aspirapolvere di stelle possiamo incontrare le cugine di Ne parliamo a cena o sulla scrivania dell'agenzia Fate Veloci (sempre in Aspirapolvere di stelle) troviamo la madonnina di gesso che Costanza tiene in casa in Ne parliamo a cena. Ma di più, trova il modo di fare lei stessa un balzo dentro i suoi libri: Biscotti e Sospetti è uno dei romanzi che viene attribuito a Filippo Corelli in Aspirapolvere di Stelle. Insomma se a questo punto non vi è venuta la curiosità, davvero non so che ci siate venuti a fare in questo blog.




mercoledì 5 settembre 2007

Su Orgoglio e Pregiudizio (film) di Joe Wright

Prima di chiacchierare ancora di Stefania Bertola, il commento di Dindo mi invita ad alcune piccole annotazioni sull'ultima riduzione cinematografica di Orgoglio e Pregiudizio. Chiariamo subito una cosa: trovo che Pride & Prejudice della BBC (1995) sia una ricostruzione insuperabile, per dialoghi (quasi testuali) personaggi, scenografia, costumi etc. Inoltre nel mio immaginario Mr. DArcy ha le sembianze di Colin Firth e Pemberley la sogno proprio come la "casa" del film. Detto questo ero comunque curiosa di vedere il film di J. Wright e l'ho aspettato con ansia. Somma delusione. Può essere un filmetto carino, ma solo se non hai letto e amato il libro. Matthew MacFadyen è un improbabilissimo Mr. Darcy e Keyra Knightley sarebbe stata al limite più adatta ad interpretare la dolce Jane. La grazia e la compostezza sono assolutamente scomparse dalle sale da ballo che si sono invece trasformate in rumorose taverne irlandesi. E che dire dell'ambientazione della scena madre, la dichiarazione d'amore di Mr Darcy a Elisabeth ("Invain have I troubled. It will not to do... ")? Non il salottino o il giardino di una graziosa casa di campagna, non l'assolata e ridente campagna inglese, ma un orribile gazebo gotico durante un temporale. Forse Mr Wirght aveva più in mente Cime tempestose...
P.S.: Pemberley dello sceneggiato della BBC si chiama nella realtà Chatsworth House e si trova, manco a dirlo, nel Derbyshire. Eccola qui.



Anche voi la sognate così?

martedì 4 settembre 2007

Ma chi l'ha detto che solo le inglesi lo sanno fare bene?

Veramente fino a poco tempo fa lo dicevo anche io. Ero convinta anche io che solo le autrici (e anche qualche autore... infatti a breve magari seguirà un post dal titolo "Chi l'ha detto che solo le donne lo sanno fare bene?") inglesi sapessero scrivere storie sentimentali con intelligenza e ironia. Al limite americane. Ma italiane? Naaaaaa! Non avevo ancora letto Stefania Bertola. C'è da dire, per dare agli inglesi quello che è degli inglesi, che nella formazione di questa autrice italianissima (torinese) Jane Austen ha avuto sicuramente il suo peso, ma il risultato è di una chick lit all'italiana (vogliamo chiamarla letteratura per pollastre?) di alto livello.
Storie sentimentali che strizzano l'occhio alla commedia. Personaggi a volte insoliti (ma adorabili) che fanno lavori improbabili e vivono spesso, o sognano di vivere, in ambienti improbabili (magari a Paperopoli...). Eppure sempre più spesso mi capita di dire di qualche amica o parente che sembra uscita da un romanzo di Stefania Bertola. (segue...)

Piccole confusioni di letto


Nonostante il titolo e la grafica di copertina che non promettono niente di buono, siamo nel campo della chick lit di qualità. La trama non è nemmeno tanto originale: la timida e sognatrice Rachel e l'egocentrica Darcy sono amiche per la pelle da sempre. Darcy sta per sposare Dexter bellissimo e affettuosissimo, e Rachel sarà naturalmente la sua testimone di nozze, ma la notte della festa per il suo trentesimo compleanno, organizzata proprio dall'amica, si risveglia nel letto del futuro sposo... Beh se volete sapere il resto leggete il libro.
A me è piaciuto tantissimo. E' romantico ma non è affato stuchevole, la scrittura è gradevole e scorrevolissima, mi ha fatto sentire come se stessi passeggiando per le vie di New York il 4 luglio ... e poi c'è il valore aggiunto della colonna sonora. Si lo so che stiamo parlando di un libro... ma provate a leggerlo con lo stereo che suona nel sottofondo Thunder road di Bruce Springsteen. Rachel e Dexter ve ne saranno grati.

Piccole confusioni di letto
Emily Giffin
Piemme, 2006

lunedì 3 settembre 2007

Con orgoglio, ma senza pregiudizio

E già, vedete so anche "legger di greco e di latino"... e ho letto tutta la divina commedia e ne so recitare ampi passi a memoria... E ho Guerra e Pace sul comodino... E ho anche letto Goethe ("senza obbligo ?" mi chiedeva tempo fa una ragazza tedesca che non capiva come potessi decidere di leggere le "Affinità elettive" senza che qualcuno mi costringesse a farlo. Ebbene si, senza obbligo). Ma sono felice di non aver mai avuto pregiudizi nei confronti della letteratura "rosa" (ne per quanto riguarda l'argomento, ne per i fatto che è considerata letteratura minore) perchè la mia vita senza sarebbe stata molto meno divertente.
D'altra parte in altri casi i pregiudizi li ho avuti e sono stata felicissima di averli vinti, altrimenti non avrei mai conosciuto e amato alla follia il commissario Montalbano. Nei confronti di alcuni generi letterari, tipo il thriller invece di pregiudizi continuo ad averne tanti, e solo occasionalmente riesco a vincerli non fosse altro che per poterne discutere. Ma devo dire che le volte che ho "trasgredito" non mi è andata così male... penso per esempio al Dan Brown del Codice da Vinci e Angeli e Demoni. Alcuni pregiudizi "sani", invece desidero assolutamente conservarli, per cui, se siete appassionati di letteratura new age genere Rosemary Althea, forse è meglio se cercate un altro blog.