Non è l'ennesimo blog su Jane Austen... almeno non solo. E' uno spazio in cui si parla di libri, sopratutto di libri d'amore. Regency romance, ma anche chick lit e mummy lit per usare le più recenti definizioni sul genere. Caratteristiche fondamentali: happy end e sottile ironia. Capito il genere? Piace anche a voi? E allora, forza, alzi la mano chi di voi non ha, almeno per una volta sognato Pemberley. (Vai al primo post...)

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martedì 17 marzo 2009

Wrong but Wromantic

Emma Woodhouse "Always wrong (but wromantic)" è il risultato he ho ottenuto nel quiz "Which Jane Austen Character Are You?" uno di quei quiz nei quali la risposta che uno vorrebbe dare non fa mai parte del ventaglio di quelle proposte, per quanto ampio sia questo ventaglio. Si finisce dunque per scegliere la meno peggio o magari si cerca di pilotare il quiz dando le risposte che ci sembra possano portare al risultato che vorremmo ottenere, cosa che naturalmente non succede mai. Perchè lo hai fatto dunque? Vi chiederete voi... Beh, se fossi stata in grado di resistere alla tentazione di fare un test su questo argomento, non starei scrivendo in questo blog. Comunque una volta incassato il colpo di non essere Elisabeth Bennet (cosa sulla quale nutrivo in verità qualche sospetto), la mia attenzione è stata subito attirata dalla definizione che veniva data di Emma. "Wrong but Wromantic", cioè "non ne azzecca una, ma è così romantica!" Sull'origine del termine "wromantic" non si trova molto in rete, ma suppongo che quella "w" iniziale serva a fare in modo che le due parole inizino con lo stesso nesso "wro", rafforzando l'espressione in contrapposizione a "right but repulsive", nelle quali l'allitterazione è molto meno forte (le posso pure sparare grosse, tanto dubito di avere dei linguisti tra i lettori del blog;-)
A prescindere dall'origine dell'espressione wbw è sicuramente una definizione che si addice perfettamente non solo a Emma, ma molte delle "nostre" eroine. Pensate per esempio alle deliziose protagoniste dei libri della Bertola, o anche a Bridget Jones o Becky Bloomwood di I love shopping (anche se a dire il vero per queste ultime l'ago della bilancia pende un po' di più sul wrong che sul wromantic). Ma soprattutto pensiamo alle eroine di Georgette Heyer, l'adorabile duchessa di Avon sopra tutte. Ecco quello che dice a quest'ultima il cognato Rupert (che manco a dirlo stravede per lei) alla fine de La pedina scambiata.
"(...) Dovrete emendarvi fuoco d'artificio (...) Dignità, questo dovrete avere! Vi lascerete crescere i capelli e mi parlerete con garbo. Sarebbe bella che avessi una cognata che va dicendo a tutti i miei amici che sono un imbecille! Cortesia, signora, e un po' dell'alterigia di vostro marito! Questo dovrete avere , non è così, Fan?"
"Ah, bah!" disse la duchessa di Avon.
Passando al cinema la prima che mi viene in mente è Kate (Meg Ryan) in French Kiss, mentre la tv, solitamente avara di cose che siano veramente godibili, ci ha regalato recentemente la spassosissima e very very wbw Monica di Tutti pazzi per amore.
E infine torniamo da dove siamo partiti, ossia il quiz: che in questo caso ci abbia preso almeno in parte? Non credo di essere molto simile ad Emma, ma di sicuro diverse persone a me vicine sarebbero pronte a conferirmi l'attestato di wrong but wromantic. Naturalmente, nel mio caso, eviteremo accuratamente di specificare da quale parte pende l'ago della bilancia.


domenica 8 giugno 2008

Persuasione su Sky Fox Live


Alla fine di una giornata durissima, appena messo a letto il mio piccolo tiranno, cosa avrebbe potuto capitarmi di meglio che premere per caso il canale 111, dare un'occhiata ai costumi in perfetto stile regency del film in programma e scoprire che si tratta nientepocodimenochè di Persuasione, tratto dall'omonimo romanzo della nostra Jane. Mi preparo a gustarmelo... sicuramente è una versione per la TV... non la conosco, ma i costumi sono davvero belli e accurati e anche le ambientazioni sono davvero niente male. E' bastato però un primo piano di Anne Elliot, la protagonista a farmi sorgere il dubbio che costumi e locations sarebbero state le uniche cose che avrei apprezzato nel film. Ora, Persuasione appartiene ai libri dellla Austen che ho letto ma non riletto (a parte le ultime pagine, da quando il capitano scrive la lettera in poi), per cui non ricordo benissimo il libro, ma certo non mi pare che i protagonisti venissero descritti entrambi come persone di particolare bellezza. Ma lei nel film è davvero brutta! Anzi, più che brutta assolutamente insignificante! Il capitano Wentworth al confronto è fin troppo "belloccio", col suo profilo regolare, capelli chiari spettinati ad arte ed occhi azzurri. Anne invece di profilo è anche peggio. Per tutta la durata del film ho pensato che quel profilo mi ricordava qualcuno e verso la fine sono rimasta folgorata: è il profilo di Roberto Benigni! Che per altro non ho mai trovato sgradevole. In Benigni appunto, non in miss Anne Elliot. E chi conosce questo genere di film sa perfettamente quanto sia importante il profilo visto che nelle scene più importanti, quelle nelle quali si giurano amore eterno, i protagonisti sono ripresi appunto di profilo. E che dire dei dialoghi. Se quelli tra gli altri personaggi conservano una certa vivacità, in quelli tra Anne e Frederick la lentezza e le pause sono esasperate ed esasperanti. So perfettamente che il libro è diverso, i personaggi sono diversi e dunque non possiamo aspettarci la vivacità dei dialoghi fra Elisabeth e Mr Darcy, ma almeno un minimo di vitalità! Sono andata di proposito a rivedermi le parti finali del libro per vedere se l'autrice in qualche punto abbia voluto suggerirci una tale incapacità di spiccicare parola (ovviamente quando sopraffatti dall'emozione) nei protagonisti, ma non ho trovato nulla che me lo facesse pensare. Ma la delusione più grande è stato il finale. Ricordiamo un po' la scena della lettera come viene descritta nel libro, una scena bellissima che nessuna visitatrice non casuale di questo blog non può non adorare (è stata ripresa anche nel diario di Bridget Jones). Il capitano seduto allo scrittoio è apparentemente intento a scrivere una lettera, in realtà ascolta la conversazione tra Anne e il capitano Harville, su quale dei due sessi sia capace di maggiore costanza in amore... Incapace di trattenersi Frederick smette di scrivere al capitano Benwick e decide di scrivere ad Anne (che pure è li davanti ai suoi occhi!) una lettera che inizia così "Non posso ascoltare più a lungo in silenzio. Devo parlarvi servendomi dei mezzi che ho sottomano. Le vostre parole mi penetrano nel profondo dell'animo. Mi dibatto tra l'angoscia e la speranza...". Poi indirizza la lettera a miss Elliot, la mette sotto l'altra, si alza saluta ed esce. Qualche secondo dopo, rientra nella stanza fingendo di dover recuperare i guanti e senza farsi notare sfila la lettera da sotto gli altri fogli e la consegna ad Anne.
Quante volte ho immaginato questa scena, che in una ideale classifica delle scene più romantiche è sicuramente ai primi posti.
E sapete che fine fa nel nostro film? Scompare! Non vediamo il capitano che scrive la lettera, vediamo solo lei che la riceve (non dalle mani di lui!) e la legge per strada. Senza parole. Passi tutto il resto, ma questo... Vado a rileggermi l'ultimo capitolo del libro per dimenticare l'affronto.

martedì 11 dicembre 2007

Amori a progetto


Quando ho aperto questo blog non avrei certo detto che vi avrebbero trovato posto tante autrici italiane, anche se ad onor del vero, a giudicare dalle citazioni di cui è intriso il libro, ci troviamo davanti a un'altra italiana cresciuta a pane e Jane Austen. Amori a progetto di Tiziana Merani (Piemme 2007) è un libro veramente carino. Non cercate di immaginarne il contenuto a partire dal titolo perchè andreste sicuramente fuori strada come è successo a me ... d'altra parte mi capita sempre piu' spesso ultimamente di rimanere basita davanti alla scelta di certi titoli. Leggetelo e lasciatevi conquistare dalla vivacità e l'ironia dei dialoghi e dalla freschezza dei personaggi: ne sarete così entusiast* da essere clementi nei confronti della trama che a a tratti pare traballare un po' (e a proposito di clemenza, siatelo anche verso la terribile alliterazione TRAma TRAtti TRAballare di quest'ultima frase). E il sorriso si trasformerà spesso in aperta risata.

La coppia di protagonisti è quasi da "manuale della giovane chick lit writer" con una lei un po' "svitata", impulsiva e spaventata dalla troppa sicurezza che le offrirebbe l'imminente matrimonio e un lui uomo di successo, razionale e pacato (forse un po' "debole" come figura rispetto ad altri protagonisti maschili, e con un indice non molto alto nella scala Darcyana di valutazione, ma certo non sgradevole). Ma come accade spesso sul versante nostrano della chick, sono ancora una volta i personaggi secondari o anche le semplici comparse ad insaporire ulteriormente la storia, le immancabili due amiche dai nomi (solo i nomi?) originali (Ginevra e Talia), una mamma impegnata nel grandioso (e di dubbio successo) progetto su un libro di cucina universale, una nonna "sprint" etc. Aggiungiamoci l'immancabile lieto fine e segnamo ancora una volta un punticino a favore della chick lit all'italiana.








mercoledì 31 ottobre 2007

Un sorriso nel buio

By Chivalries as tiny,
A Blossom, or a Book,
The seeds of smiles are planted
-Which blossom in the dark
(Da cortesie così minuscole, Un bocciolo, o un libro,
Sono piantati i semi dei sorrisi -Che fioriscono nel buio).
E. Dickinson
Quando stamattina mi sono vista consegnare dalla direttrice della biblioteca nella quale lavoro un pacchetto avvolto nella carta arancione con le scritte azzurre della libreria per ragazzi TutteStorie ho subito pensato ad un regalo per il mio bambino. Invece... sorpresa! "l'ho visto nello scaffale e mi è stato proprio impossibile non prenderlo per te", mi ha detto mentre me lo porgeva. Per te, non per Niccolò... Mentre scartavo il pacchetto tutta emozionata cercavo di immaginare quale libro per ragazzi potesse urlare a gran voce il mio nome... O comunque in qualche modo potesse far pensare a me. Intanto mi ritrovo tra le mani il libro ormai completamente scartato: Polly Shoulman, La ragazza che voleva essere Jane Austen. Diavolo, direbbe il mio amico Ernesto, 100% Sandra. Fuori c'è il sole ma dentro ho un po' di buio e in quel buio è fiorito un sorriso.

mercoledì 19 settembre 2007

La repubblica di Pemberley

Finalmente google ci ha trovati! Fino a ieri ho provato ogni giorno a digitare Sognando Pemberley nella maschera di ricerca di google, e questo blog non veniva trovato, ma oggi finalmente ci siamo, e in prima posizione! Difficile dire in quale posizione scivoleremmo digitando solo Pemberley e senza filtrare la ricerca alle pagine solo in italiano: la risposta che si ottiene è infatti di circa 285.000 risultati. Ancora una volta però la prima posizione non ci delude, anzi è un vero paradiso per gli austeniani: The Republic of Pemberley (www.pemberley.com). Ci si trova dentro veramente tutto ciò che può avere a che fare con Jane Austen, i testi online, i sequels dei romanzi, i film tratti dai romanzi, le locations ed inoltre una ricchissima galleria fotografica interattiva dalla quale scaricare o nella quale caricare le foto "austeniane" preferite. E' inoltre possibile chiacchierare con le altre cittadine della Repubblica di Pemberley di cose che il resto del mondo proprio non capirebbe. Purtroppo (e lo dico anche per me) come avrete già capito il sito è in inglese e ovviamente per poterlo apprezzare pienamente bisogna conoscere la lingua. Tuttavia consiglierei un "giretto" anche alle austeniane non anglofone, sia perché chi appartiene alla categoria in genere ha letto tutti i romanzi della Austen e almeno P&P più di una volta, dunque almeno con i nomi dovrebbe raccapezzarsi un po'. Ma soprattutto perchè vi si respira un'atmosfera veramente austeniana. E' come andare a prendere un te da Jane. E se proprio non avete voglia di un te, potete sempre visitare il Pemberley Shoppe, dove potete trovare di tutto, dalle magliette ai mugs, dai magneti ai mouse pad, dalle borse agli orologi, nel caso in cui a qualcuna delle persone che vi stanno intorno fosse sfuggita la vostra passione. Se poi qualcuno il cui parere per voi non può essere del tutto trascurato mostrasse una certa tendenza a non sopportare più ne Jane Austen ne voi, tenetelo buono con un regalo: la t-shirt con lo stemma della Repubblica di Pemberley e con la scritta "I blame Jane" dovrebbe andare bene.

giovedì 13 settembre 2007

E finalmente Regency!

E finalmente si parla un po' di Regency. In verità non mi decidevo, non per mancanza di idee, ma per l'esatto contrario, ossia il loro sovraffollamento. Difficile non averne d'altra parte, dopo aver divorato famelicamente gran parte dei circa 40 romanzi scritti da Georgette Heyer, la madre del regency. E mica in questi ultimi due anni, quando la Sperling ha deciso di ripubblicare quelli già usciti negli Oscar Mondadori negli anni '70 (fuori catalogo e praticamente introvabili) e la Mondadori per non essere da meno ha deciso di pubblicare gli inediti in italiano. No, io dopo aver saccheggiato la biblioteca personale di un'amica (Ely, non ti ringrazierò mai abbastanza!) sono dovuta andare a cercarli per cantine e soffitte, bancarelle e librerie antiquarie su internet. Credo di aver passato il punto di non ritorno quando, dovendo restituire "La pedina scambiata" e non riuscendo a separarmene, l'ho portato in copisteria e me ne sono fatta fare una copia... pagina per pagina, fronte retro, con copertina a colori e rilegato in brossura. Ho pagato 20.000 lire per la copia fotostatica di un libro che ne era costato in originale 3.000. Poi per averne almeno una copia "vera", l'ho comprata in inglese da una libreria americana su internet (inutile dire che il libro è fra quelli ripubblicati dalla Sperling. Costo 7, 50 €). Capite bene dunque, che qualcosa da scrivere sul regency romance dovevo pure averla. Ma dovevo organizzare le idee. Parlare subito di Georgette Heyer? Partire da "nonna" Jane (si...sempre lei)? Recensire un romanzo tra quelli che ho amato di più? Poi mi è venuta l'idea di partire con una brevissima introduzione al genere, ed eccomi qua.
Il periodo della Reggenza in Inghilterra è il periodo che va dal 1811 al 1820, anni durante i quali il futuro Giorgio IV governò come principe reggente al posto del padre Giorgio III, inabile al regno a causa della sua infermità mentale. La Reggenza fu "una breve ed elegante bolla nel tempo", tante e tali sono le differenze che la separano dai periodi che la precedono e la seguono. Furono anni in cui l'alta società inglese si chiuse nel suo singolare microcosmo dove la vita era scandita dai frivoli rituali consumati durante i balli e nei club più alla moda.
Un regency romance è dunque un romanzo d'amore ambientato in questo periodo. Le ambientazioni sono le stesse dei romanzi di Jane Austen che vennero pubblicati proprio in quegli anni, ma mentre la Austen, nei suoi "romanzi di costume" descrive il mondo in cui vive, Georgette Heyer (e dopo di lei le altre autrici di regency romances) devono necessariamente partire da una meticolosa ricerca storica. Il risultato è quello di un romanzo che si ispira al romanzo di costume austeniano, nella descrizione di caratteri, mode, ambienti, nella serratezza dei dialoghi e nell'ironia che pervade la storia e che nel confronto di certi personaggi diventa sarcasmo (si pensi al sarcasmo di Mr. Bennet nei confronti della moglie o di Mr. Collins), ma caratterizzato da un maggiore "movimento". Amori, intrighi, matrimoni di convenienza, falsi fidanzamenti, fughe, travestimenti, ma sempre con tanta compostezza e tante buone maniere e sempre salvando le apparenze, perché mai come nell'Inghilterra della reggenza l'apparenza conta più della sostanza. Guai infatti a suscitare la disapprovazione delle patronesse di Almack's che squadrando la nostra eroina da sopra gli occhialini potevano decretarne l' esclusione dai balli e dalle serate più alla moda. Sempre che all'origine di un comportamento un po' stravagante non ci fosse una mente troppo fine per poter sottostare a tutte proprio tutte le regole del ton ... allora poteva capitare addirittura che certe stravaganze diventassero moda col beneplacito delle suddette patronesse. Per gli eroi il discorso è diverso... a loro viene richiesto "solo" di essere ricchi, belli, indolenti, sportivi e alla moda (ma più sul lato di chi la detta che di quello di chi la subisce) e naturalmente di avere una mente acuta e la battuta fulminante. E devo dire che ci riescono benissimo. E riescono altrettanto bene a tirar fuori le nostre eroine dalle situazioni più complicate e a regalarci degli indimenticabili happy end in cui la dichiarazione d'eterno amore è espressa spesso in modo assai singolare. Ecco quella de L'inarrestabile Sophy:

- Charles- esclamò sophy scandalizzata - non potete amarmi!-

Rivenhall si chiuse la porta alle spalle, la prese brutalmente tra le braccia e la baciò.
- No - disse rabbiosamente. - Vi detesto - (in inglese: I dislike you excessively)
Estasiata da quelle parole d'amore, la signorina Stanton-Lacy rispose con passione al suo abbraccio e si lasciò condurre alle scuderie.

Un'ultima precisazione: quella che avete appena letto è una delle scene di sesso più esplicite che vi capiterà di trovare nei romanzi di Georgette Heyer, di Elinor Childe e in generale del "vero" regency romance.



martedì 4 settembre 2007

Ma chi l'ha detto che solo le inglesi lo sanno fare bene?

Veramente fino a poco tempo fa lo dicevo anche io. Ero convinta anche io che solo le autrici (e anche qualche autore... infatti a breve magari seguirà un post dal titolo "Chi l'ha detto che solo le donne lo sanno fare bene?") inglesi sapessero scrivere storie sentimentali con intelligenza e ironia. Al limite americane. Ma italiane? Naaaaaa! Non avevo ancora letto Stefania Bertola. C'è da dire, per dare agli inglesi quello che è degli inglesi, che nella formazione di questa autrice italianissima (torinese) Jane Austen ha avuto sicuramente il suo peso, ma il risultato è di una chick lit all'italiana (vogliamo chiamarla letteratura per pollastre?) di alto livello.
Storie sentimentali che strizzano l'occhio alla commedia. Personaggi a volte insoliti (ma adorabili) che fanno lavori improbabili e vivono spesso, o sognano di vivere, in ambienti improbabili (magari a Paperopoli...). Eppure sempre più spesso mi capita di dire di qualche amica o parente che sembra uscita da un romanzo di Stefania Bertola. (segue...)