Non è l'ennesimo blog su Jane Austen... almeno non solo. E' uno spazio in cui si parla di libri, sopratutto di libri d'amore. Regency romance, ma anche chick lit e mummy lit per usare le più recenti definizioni sul genere. Caratteristiche fondamentali: happy end e sottile ironia. Capito il genere? Piace anche a voi? E allora, forza, alzi la mano chi di voi non ha, almeno per una volta sognato Pemberley. (Vai al primo post...)

giovedì 2 aprile 2009

L'eleganza del riccio


Giunta finalmente all'ultima pagina, il fatto che questo libro sia un best seller mondiale destinato a diventare un long seller, resta per me una cosa inspiegabile. Almeno in parte. Niente da dire sul linguaggio della Barbery, sullo stile, sull'alternanza delle due voci narranti (che avevo già apprezzato in "La bambina che scriveva storie"), sulle descrizioni quasi filmiche degli ambienti. E assolutamente godibili le protagoniste, Renèe, che nasconde dietro lo stereotipo della portinaia sciatta, scontrosa e teledipendente un'animo raffinato e un infinito sapere e Paloma, dodicenne aspirante suicida anche lei impegnata a nascondere al mondo la sua genialità dietro la facciata della preadolescente mediocre. E ancora l'amica manuela, cameriera dall'animo aristocratico e iI giapponese, unico a saper guardare "oltre". Tutti questi ingredienti, possono fare un bel libro, un ottimo libro, ma non un libro che ti cambia la vita. Specie se sono controbilanciati da infinite dissertazioni filosofiche perlopiù incomprensibili, almeno a una prima lettura, e non sempre brillanti. Allora deve esserci sicuramente qualcosa in più. Dev'essere un altro il motivo per il quale questo libro si è scavato una specie di corsia preferenziale nel sentire della gente. Una delle parole chiave può essere "nascondersi", ma analizzarla sarebbe troppo lungo e complicato. Certo è che nel mio di sentire, L'eleganza del riccio, se n'è stato buono nella corsia più trafficata. Sarà perchè ho un certo numero di amici abbastanza interessanti da non "farmi rimpiangere di avere come amico la portinaia o la bambina o il giapponese" (e uno di questi è l'ingrato autore della citazione:-); sarà perchè non perdono all'autrice di non essersi fermata a pagina 308; sarà perchè passo la vita a cercare di sembrare più intelligente e brillante di quello che sono, quindi in fondo in fondo la portinaia e la ragazzina mi stanno pure un po' antipatiche.

2 commenti:

Valentina U ha detto...

sono d'accordo su più d'un punto. uno di questi è certo quello dell'antipatia che i personaggi riescono a sprigionare naturalmente: sono talmente sicuri, talmente "definitivi" nel perseguire il loro artefatto anticonformismo, che si ha l'impressione, leggendo il libro, d'ascoltare una conversazione tra adolescenti, fatta di frasi brevi, e disseminata da mille fastidiosi e ingiustificati "assolutamente!".

Sandra ha detto...

E io a un libro di quelli che dovrebbero cambiarmi la vita chiedo "assolutamente" di più ;-)