Non è l'ennesimo blog su Jane Austen... almeno non solo. E' uno spazio in cui si parla di libri, sopratutto di libri d'amore. Regency romance, ma anche chick lit e mummy lit per usare le più recenti definizioni sul genere. Caratteristiche fondamentali: happy end e sottile ironia. Capito il genere? Piace anche a voi? E allora, forza, alzi la mano chi di voi non ha, almeno per una volta sognato Pemberley. (Vai al primo post...)

domenica 13 dicembre 2009

Baffi di cacao


Il titolo è assolutamente Pemberlyano, ma le vicende dei protagonisti del romanzo di Lina Dettori sono troppo dolorose perchè questo possa a pieno titolo essere recensito nel blog. Se ho deciso di dedicargli comunque un post è per un motivo semplice ma molto importante: questo libro mi ha riconciliato con la letteratura sarda. E l'assoluta disaffezione agli autori sardi (con qualche rara eccezione) ad una sarda dal cuore prenuragico come la sottoscritta ha sempre creato seri problemi di coscienza. Maggiori di quelli che mi crea il fatto di preferire a culurgiones, porchetto e dolci di mandorle, fajitas de legumbres, tortillas e crema catalana (cosa che mi costringe a periodici riti purificatori e riconciliatori a base di fregola con arselle e sebadas).
E la riconciliazione è stata così profonda che se solo le vicende narrate fossero state un po' meno dolorose avrei potuto iniziare questo post con le parole "Ecco il libro che avrei voluto scrivere io". Una storia che è si radicata nell'ambiente nella quale si dipana, ma nella quale la caratterizzazione di ambienti e personaggi non è mai eccessiva e le concessioni al facile folklore sono del tutto assenti, cosa che non può dirsi di altri autori sardi contemporanei.
C'è poi lo stile. Ridondante e ricercato, ma mai eccessivo, ora ironico e leggero, ora più intenso e commovente, soprattutto quando l'autrice apre la narrazione a "sviluppi impensati con veri e propri colpi d’ala sospesi tra il surreale e il fantastico, capaci in qualche caso di sfiorare il lirismo". E infine, sebbene il libro possa certo essere definito un off topic in un blog sull'happy ending, ti strappa più di una lacrima ma non ti lascia l'architrave di un nuraghe sul cuore. E per ora questo può bastare. Certo, se la signora Dettori volesse magari il prossimo libro...



2 commenti:

Eva Carriego ha detto...

Vengo da Anobii, dove mi sono imbattuta nella tua breve recensione.
Quel che scrivi mi riconcilia con la mia scrittura: al di là delle vicende narrate, mi chiedo spesso se, in tempi di minimalismo imperante, la ridondanza e la parola inconsueta non ti facciano chiudere un libro a pagina 12.
Non smetterò mai di sorprendermi per aver suscitato qualche emozione anche in un solo lettore.
Grazie, particolarmente sentito in questo momento.

Sandra ha detto...

Leggo solo oggi il suo commento, anche se non capisco come mi sia potuto sfuggire.
Io posso emozionarmi anche nel leggere un haiku, ma una scrittura ridondante, se è davvero una bella scrittura, mi fa volare.
Grazie di cuore a lei, dunque.

P.S.
Sto consigliando alla grande il suo libro in biblioteca!