
Non è l'ennesimo blog su Jane Austen... almeno non solo. E' uno spazio in cui si parla di libri, sopratutto di libri d'amore. Regency romance, ma anche chick lit e mummy lit per usare le più recenti definizioni sul genere. Caratteristiche fondamentali: happy end e sottile ironia. Capito il genere? Piace anche a voi? E allora, forza, alzi la mano chi di voi non ha, almeno per una volta sognato Pemberley. (Vai al primo post...)
giovedì 2 aprile 2009
L'eleganza del riccio

martedì 17 marzo 2009
Wrong but Wromantic

A prescindere dall'origine dell'espressione wbw è sicuramente una definizione che si addice perfettamente non solo a Emma, ma molte delle "nostre" eroine. Pensate per esempio alle deliziose protagoniste dei libri della Bertola, o anche a Bridget Jones o Becky Bloomwood di I love shopping (anche se a dire il vero per queste ultime l'ago della bilancia pende un po' di più sul wrong che sul wromantic). Ma soprattutto pensiamo alle eroine di Georgette Heyer, l'adorabile duchessa di Avon sopra tutte. Ecco quello che dice a quest'ultima il cognato Rupert (che manco a dirlo stravede per lei) alla fine de La pedina scambiata.
"(...) Dovrete emendarvi fuoco d'artificio (...) Dignità, questo dovrete avere! Vi lascerete crescere i capelli e mi parlerete con garbo. Sarebbe bella che avessi una cognata che va dicendo a tutti i miei amici che sono un imbecille! Cortesia, signora, e un po' dell'alterigia di vostro marito! Questo dovrete avere , non è così, Fan?"
"Ah, bah!" disse la duchessa di Avon.
Passando al cinema la prima che mi viene in mente è Kate (Meg Ryan) in French Kiss, mentre la tv, solitamente avara di cose che siano veramente godibili, ci ha regalato recentemente la spassosissima e very very wbw Monica di Tutti pazzi per amore.
E infine torniamo da dove siamo partiti, ossia il quiz: che in questo caso ci abbia preso almeno in parte? Non credo di essere molto simile ad Emma, ma di sicuro diverse persone a me vicine sarebbero pronte a conferirmi l'attestato di wrong but wromantic. Naturalmente, nel mio caso, eviteremo accuratamente di specificare da quale parte pende l'ago della bilancia.
martedì 10 febbraio 2009
Colazione da Starbucks

Tami, la protagonista riceve in regalo dal padre il giorno del suo ventisettesimo compleanno un un biglietto per l'America e i viaggio da Teheran a Tucson è per lei un viaggio verso la libertà. Libertà che avrà però durata breve come i tre mesi del suo visto, se nel frattempo non otterrà l'agognata green card grazie al matrimonio con un cittadino americano. Da una parte assistiamo dunque ai tentativi di combinare un matrimonio con un buon partito persiano, grazie soprattutto all'"aiuto" della sorella Maryha che le propone a dire il vero un candidato piuttosto particolare che non suscita per niente l'approvazione del marito Ardishir (bel personaggio che ci impedisce di cedere allo stereotipo dell'iraniano prevaricatore), o alle trovate originali dell'amica Eva. Dall'altra scopriamo insieme a Tami un mondo di piccole libertà da scoprire ogni giorno, come partecipare a un pigiama party con le amiche del corso di inglese o indossare della biancheria di Victoria's Secret. O bere un the freddo al mango da Starbucks. Magari offerto da un bel barista di nome Ike.
Combinare un matrimoni si rivela però piuttosto complicato e sembra proprio che il rientro in patria sia inevitabile quando ecco che giunge a salvare la nostra eroina un bel principe azzurro... I principi azzurri, lo sappiamo bene, a volte impugnano una spada, a volte un ombrello, ma può anche capitare che "impugnino" uno shaker.
Il lieto fine è dunque assicurato, almeno per Tami. Per l'Iran, per le donne iraniane, sembra ci sia ancora molta strada da fare.
martedì 20 gennaio 2009
Our Local Hero

Cerchiamo di vedere la cosa da un punto di vista strettamente “pemberliano”. Forse il “cattivo carattere”, l’eccessivo orgoglio, la rigidità e la ruvidezza di Mr. Darcy ci hanno impedito di amarlo alla follia? Forse il suo “decisionismo” ci ha dato fastidio, quando per esempio si fa carico della situazione in seguito alla fuga di Lidia con Wickham? O ce lo ha reso ancora più caro? O forse non abbiamo amato la severa compostezza (rigidezza?) e il comportamento autoritario del duca di Avon (La pedina scambiata, Georgette Heyer)? O i modi gelidi e a tratti “dispotici” (almeno agli occhi dei suoi pupilli) e il forte sarcasmo del conte di Worth (Il Dandy della reggenza, Georgette Heyer)? Perché insomma, diciamocelo chiaramente care pemberlyane, cosa c’è di meglio nei momenti di difficoltà di qualcuno che assuma il controllo della situazione e decida per noi cosa sia giusto o meglio fare? Certo la parola chiave è “giusto”, ma una volta che riconosciamo ai nostri eroi il senso di giustizia, e ovviamente glielo riconosciamo, altrimenti non sarebbero i nostri eroi, il resto va da se. E allora se riconosco a Renato Soru il senso di giustizia, e glielo riconosco, la volontà di agire per il mio bene, e gli riconosco pure quella, come gli riconosco quanto gli è cara la sua e mia Sardegna, perché quelle stesse caratteristiche che amo negli eroi dei “miei” romanzi, dovrebbero diventare in lui caratteristiche negative? Perché se per una volta un “eroe” esce dalle pagine non dovrei accoglierlo a braccia aperte? Dovrei forse preferirgli un Mr. Collins qualunque, senza nemmeno la sua pur involontaria ironia? No, grazie, meglio Mr. Darcy. Meglio Soru.
giovedì 1 gennaio 2009
Buon anno!
a chi ancora lo sta aspettando,
a chi si è stancato di aspettare con la mente ma non col cuore,
a chi si è stancato anche col cuore,
a chi rischia di lasciarselo sfuggire,
a chi ne vive tanti quotidianamente, ma non sempre se ne accorge.
Perchè in fondo un lieto fine è un fermo immagine. Dipende solo dal momento in cui decidi di fermare la storia.
giovedì 27 novembre 2008
L'età del dubbio

mercoledì 5 novembre 2008
I have a dream

And so even though we face the difficulties of today and tomorrow, I still have a dream. It is a dream deeply rooted in the American dream.
I have a dream that one day this nation will rise up and live out the true meaning of its creed: "We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal."
I have a dream that one day on the red hills of Georgia, the sons of former slaves and the sons of former slave owners will be able to sit down together at the table of brotherhood.
I have a dream that one day even the state of Mississippi, a state sweltering with the heat of injustice, sweltering with the heat of oppression, will be transformed into an oasis of freedom and justice.
I have a dream that my four little children will one day live in a nation where they will not be judged by the color of their skin but by the content of their character.
I have a dream today!
I have a dream that one day, down in Alabama, with its vicious racists, with its governor having his lips dripping with the words of "interposition" and "nullification" -- one day right there in Alabama little black boys and black girls will be able to join hands with little white boys and white girls as sisters and brothers.
I have a dream today!
I have a dream that one day every valley shall be exalted, and every hill and mountain shall be made low, the rough places will be made plain, and the crooked places will be made straight; "and the glory of the Lord shall be revealed and all flesh shall see it together."
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